27 Aprile 2024
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Quando un’oliva riesce a combattere anche il climate change

Arriva dalla Toscana un'idea per contrastare il cambiamento climatico e creare occupazione sul territorio. Una soluzione che riesce a mettere d'accordo amministratori e associazioni ambientaliste: l'idea di Ager Oliva ha infatti avuto il plauso sia del Sindaco di Pistoia, sia della sezione locale di Legambiente

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Di solito, si parla di soluzioni win-win. Nel caso di Ager Oliva, startup di Pistoia, di win ce ne dovrebbe essere almeno un altro: a beneficiare dell’idea di Tommaso Dami, fondatore dell’azienda, sono infatti il clima, l’economia locale e, ecco il terzo win, il territorio, che viene protetto dal dissesto idrogeologico.

Per capire cosa fa in concreto Ager Oliva si può partire da un dato fornito da Coldiretti: in Toscana ci sono oltre quattro milioni di piante di ulivo abbandonate, che rischiano di ammalarsi e morire per mancanza di cure e nutrienti.

Ager Oliva propone, al costo di 49 euro all’anno, di adottarne una: chi decide di farlo può scegliere la zona e persino la singola pianta, a cui poi può dare un nome.

Nel momento in cui una pianta viene adottata, viene presa in carico dal team di Ager, che taglia i rami infestati, quelli secchi e i polloni, i rami sterili che tolgono nutrimento all’albero e che crescono alla base del tronco.

Ancora, sfalcia l’erba intorno all’albero e sistema gli argini e le fosse limitrofe. La pianta viene poi concimata con concime biologico e riportata nella situazione ottimale per produrre olive che, tra novembre e dicembre, vengono raccolte e spremute a freddo in tini di acciaio, così da non modificare le qualità organolettiche dell’olio. Dopo queste fasi, a ognuno dei sottoscrittori viene inviata una bottiglia da 2 litri dell’olio della sua pianta.

Dicevamo che Ager fa bene all’economia locale (crea reddito e occupazione), al territorio (restituisce nutrienti ai suoli, rendendoli più resilienti al dissesto idrogeologico) e, infine, alla biodiversità e al clima. Secondo uno studio del Cnr con l’Università di Palermo, gli ulivi assorbono più anidride carbonica paragonati ad altri ambienti selvatici alle stesse latitudini.

La coltivazione degli ulivi può quindi contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico ed è quindi opportuno gestire i boschi abbandonati e favorire un’agricoltura sostenibile, recuperando terreni che altrimenti verrebbero abbandonati all’incuria.

Va poi considerato che un ulivo secolare è in grado di assorbire 40-50 chili di CO2 all’anno: se gli oltre 4 milioni di ulivi in Toscana dovessero seccare e morire, si avrebbe una perdita di assorbimento di anidride carbonica pari a 200 milioni di chili.

Infine, come è ormai evidente in molte regioni italiane, i cambiamenti climatici stanno modificando i regimi delle piogge e i fenomeni siccitosi si stanno aggravando sempre di più.

Dato che a causa della mancanza d’acqua si rischia di perdere fino a metà del raccolto, Ager Oliva ha avviato una raccolta fondi per realizzare degli impianti di irrigazione per almeno 7-800 piante e recuperare quasi 80 quintali di olive l’anno.