Che c’è di meglio di una gigante prova in realtà virtuale per modulare e verificare i possibili scenari e le soluzioni in grado per prevenire le problematiche ambientali? È quanto sta facendo il nuovo corso della realtà virtuale, un comparto tecnologico che sta uscendo allo scoperto con strabilianti progetti. E soluzioni.
Modelli matematici, algoritmi, business intelligence oltre all’esempio, studiato e approfondito, di modelli naturali e di biomimetica che già permettono di arrivare a “suggerire comportamenti e azioni resilienti – spiega Chiara Bogo, direttore marketing Europa mediterranea di Dassault Systèmes, azienda che ha fatto della tecnologia virtuale la sua ragion d’essere, ritagliandosi una posizione unica in questo settore anche grazie a una serie di acquisizioni strategiche.
Ed è in casa Dassault Systèmes che nasce il gemello virtuale. Che può “mettere alla prova” qualsiasi contesto attraverso la piattaforma 3DExperience.
In pratica, in laboratorio si crea uno scenario identico a quello reale e lo si porta a sperimentare azioni estreme rintracciando, ovviamente, anche le soluzioni.
Si possono avere gemelli virtuali di tutto. Anche di una città, come dimostra l’esperienza di Rennes In Francia e di Singapore. A Jaipur, capitale e città più grande dello stato indiano del Rajasthan si sta ricorrendo al “gemello virtuale” per salvare il patrimonio culturale.
Il gemello virtuale sta aiutando i Sindaci e i loro team a prendere delle decisioni importanti, valutare come si comporta la loro città in caso di inondazioni o siccità. Non male visto che siamo in piena crisi climatico-ambientale.
Il modello è composto da tanti aspetti: biologici, razionali, spontanei, emotivi… multi-sistemici diciamo. E da questi impariamo. Come la teoria dello Swarm (letteralmente sciame). Capiamo subito che siamo di fronte all’analisi di come si comportano le api. E da loro cosa possiamo imparare.
In un contesto urbano – rispondono in Dassault – si possono dedurre comportamenti socio-economici e comportamentali. Intersecando nozioni biologiche tradotte in algoritmi si possono trovare soluzioni sorprendenti.
Come nel caso dello studio del physarum polycephalum, un organismo unicellulare assolutamente primitivo, anche perché privo di cervello. Una sorta di muffa melmosa che ha però dimostrato di essere in grado di apprendere e risolvere problemi, come per esempio trovare il percorso più breve attraverso un labirinto o stabilire la rete più efficiente di mobilità. Esattamente ciò che ci vuole per ispirare la costruzione di modelli creati per risolvere il problema dei trasporti in una città.
Tecnologia, intelligenza artificiale ben giocata nelle mani del cervello umano: questa sì che è la soluzione. Abituiamoci, dunque, a ricorrere alla realtà virtuale nella nostra vita. Finora l’abbiamo vista per lo più nei film, ma prima di quanto possiamo credere la useremo ogni giorno. Avete già fatto un’esperienza di acquisto indossando un caschetto 3D? Esperienza da provare, credetemi.