È artificiale, ma ci sta dando una mano come fosse naturale: è l’Ia, acronimo di intelligenza artificiale che è ormai nella nostra vita di tutti i giorni, anche se a volte non ce ne rendiamo conto.
Tant’è che la Comunità europea sta cercando di regolamentarla al meglio. Secondo il presidente della Commissione europea, Aida Dragoș Tudorache (Renew, Romania) “L’Europa ha bisogno di sviluppare un’intelligenza artificiale che sia degna di fiducia, in grado di eliminare pregiudizi e discriminazioni e servire il bene comune, di assicurare sviluppo a imprese e industrie oltre a generare benessere economico“.
Sicurezza, trasparenza e presa di responsabilità, ma anche come evitare la creazione di pregiudizi e di discriminazioni, stimolare la responsabilità sociale e ambientale e come assicurare il rispetto dei diritti fondamentali. Sono questi alcuni temi aperti sulla Ia.
Linee guida sono state proposte anche per l’Intelligenza artificiale applicata al settore militare, della giustizia o della salute “l’intelligenza artificiale non deve mai sostituire o sollevare gli esseri umani dalla loro responsabilità“, ha spiegato il relatore al Parlamento europeo Gilles Lebreton (gruppo Identità e Democrazia, Francia).
Il Parlamento europeo ha sottolineato il bisogno di una supervisione umana dei sistemi usati per la difesa e ha ripetuto la richiesta di mettere al bando i cosiddetti “robot assassini“, in grado di compiere un’azione letale utilizzando un sistema d’arma autonomo.
Cultura e istruzione, giustizia sono sicuramente altri settori che hanno a che fare con l’Intelligenza non umana. Ma anche il settore dell’edilizia e delle costruzioni deve fare i conti con l’Ia.
La domanda è: l’intelligenza artificiale ci darà una mano anche a costruire meglio? Gli addetti ai lavori pensano di sì. Sostenibilità, digitalizzazione, smart tech saranno “studiate” in anticipo e applicate prima in maniera virtuale e poi con precisione nel settore delle costruzioni.
Ma questo – secondo il presidente di Webuild, Donato Iacovone – significa apportare un “ripensamento dell’intero mondo delle costruzioni per affrontare i trend in atto a livello globale. Il focus crescente sul tema della sostenibilità non riguarda il solo contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delineati dalle Nazioni Unite, ma deve partire in primis dall’interno del settore: in Europa le costruzioni sono responsabili del 36% delle emissioni totali, del 40% del consumo energetico, del 50% dell’estrazione di materie prime e del 21% del consumo di acqua“.
La “smartization” delle costruzioni, grazie al ricorso alla digitalizzazione nel settore tramite intelligenza artificiale e analisi dei big data, punta infatti a ottenere una migliore gestione e ottimizzazione di ogni singola opera, un uso più flessibile e una migliore pianificazione e gestione dell’intero sistema infrastrutturale urbano.
“Le città più avanzate – prosegue Iacovone – stanno lavorando per realizzare piattaforme dati urbane, acquisendo big data dai sensori delle infrastrutture e open data. Una piattaforma dati urbana permette quindi una pianificazione di sviluppo basata sui dati della città e per la gestione degli eventi in tempo reale. Un approccio, basato sul coinvolgimento di tutti gli stakeholder – dai costruttori agli utenti – che punta all’efficienza e alla sicurezza dei cittadini“.