L’inquinamento acustico in città è un grande problema che porta con sé numerosi effetti negativi sulla salute e sul benessere delle persone. Infatti, un eccessivo rumore urbano, specie nelle ore di riposo, può causare disturbi del sonno, stress, problemi di concentrazione e disturbi psicologici. I valori raccomandati dalla normativa italiana fissano il limite a 65 decibel nel periodo diurno e a 55 in quello notturno.
Pare che a livello patologico, la soglia del dolore parte dai 120 dB, ma danni psichici, neurovegetativi e uditivi si manifestano già dai 90 dB.
Diversa cosa però è il fastidio fisico e neuronale al rumore: un’esposizione prolungata a un rumore di 30-40 dB può già provocare disturbi del sonno (è una soglia molto bassa, visto che l’emissione sonora di un aspirapolvere a 3 metri di distanza si aggira tra i 60 e i 70 dB, o che il rumore del traffico a 15 metri è tra gli 85 e i 90 dB).
Ma non solo: in un ambiente complesso come quello delle moderne città, può interferire con le comunicazioni verbali, aumentare il rischio di incidenti stradali e danneggiare l’udito.
A livello ambientale, inoltre, l’inquinamento acustico può influire anche sulla fauna urbana, disturbando i cicli di riproduzione e di alimentazione degli animali.
Ma come intervenire in modo efficace e quali strumenti hanno le istituzioni per determinare se una fonte di rumore è effettivamente eccessiva o se il problema è soltanto legato a una percezione soggettiva troppo sensibile?
Per quanto riguarda le soluzioni tecnico-scientifiche si è fatto molto in questo campo; si sono infatti implementate barriere fonoassorbenti lungo le strade, che vengono ripavimentate con asfalto fonoassorbente, si fa sempre più promozione per l’uso di veicoli elettrici – che, oltre a ridurre l’impatto ambientale, abbassano notevolmente anche quello acustico – e, non da ultimo, si promuovono piani urbanistici che incoraggino l’isolamento acustico degli edifici.
Nelle abitazioni di nuova costruzione è infatti oggi obbligatorio per legge ottenere un determinato livello di isolamento acustico sia per le partizioni orizzontali (pavimenti) che per le partizioni verticali (pareti).
Nelle ristrutturazioni edilizie c’è invece molto spazio di manovra, perché dei circa 3,7 milioni di edifici da ristrutturare entro il 2033 per efficientarli energeticamente, la maggior parte necessiterebbe anche di una riqualificazione acustica.
Ma anche qui la tecnologia edilizia ha fatto enormi progressi: Tecnasfalti Isolmant, azienda che opera nel settore dell’isolamento acustico dal 1976, spiega che è possibile oggi utilizzare materassini che si posano sotto al pavimento o pannelli che si posano a parete per risolvere facilmente i problemi di rumore; è anche possibile utilizzare soluzioni di design funzionale da applicare come elementi d’arredo senza interventi di ristrutturazione.
Problema vero è però “riuscire a misurare e ad analizzare con certezza e con il giusto metodo ogni singola fattispecie – affermano Sergio Luzzi, Vincenzo Giuliano e Paolo Caporello, autori di un manuale di acustica forense presentato presso l’ordine degli ingegneri di Firenze – è fondamentale per fornire risposte efficaci alla domanda, imponente, che proviene ogni anno dai tribunali. Gli ingegneri e gli altri tecnici competenti in acustica sono pronti per questa sfida“.
Il rumore, infatti, evidenziano gli autori, “può assumere connotazioni molteplici. Dal banale elettrodomestico che disturba lo studio, ai vicini che minano la quiete muovendosi in un condominio, fino ai lavori in strada“.
Ecco perché nel volume vengono presentati 53 casi diversi di rumore diventato oggetto di contestazione: i più comuni sono quelli che derivano dalla non conformità degli edifici, dagli impianti, dal traffico (macchine, treni, aerei) e sicuramente dalla movida cittadina.
Già, perché nelle nostre città un elemento su cui si deve lavorare molto riguarda l’educazione della popolazione all’importanza del rispetto dei limiti di rumore e degli altri.