Nel 2022 in Italia il 57% delle aziende ha adottato almeno una pratica di economia circolare. Nel 2021, secondo il Circular Economy Report dell’Osservatorio Energy&Strategy della School of management del Politecnico di Milano, questa percentuale era al 44%. Un dato in crescita che testimonia come questo modello di produzione e consumo sia ormai di grande interesse generale, anche se non si è raggiunto ancora il necessario disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. PIL e consumo di materie prime continuano a procedere, infatti, in parallelo.
L’Italia è, comunque, uno dei Paesi UE che performa meglio: in base ai più importanti indicatori di circolarità si posiziona al primo posto (assieme alla Francia) tra le prime cinque economie europee. I dati sono forniti dal IV Rapporto sull’economia circolare in Italia (2022) realizzato dal CEN (Circular Economy Network), che per il 2020 ha riportato in tutta l’Unione Europea un tasso medio di utilizzo di materie provenienti dal riciclo pari al 12,8% contro il 21,6% dell’Italia.
Il maggior contribuito a questo risultato proviene dal comparto tessile, che vanta l’82% di aziende con almeno una pratica attiva, seguito dal food&beverage con una percentuale pari all’80. In ultima posizione si classifica il settore dell’elettronica di consumo, con solo il 15% delle aziende con una pratica di economia circolare adottata.
In generale la pratica più diffusa riguarda il riciclo di prodotti e componenti, implementata dal 61% del campione analizzato dal Circular Economy Report. Il 32% ha attivato, invece, azioni di design utili a disassemblare i prodotti per ripararli e una progettazione fatta in modo da minimizzare rifiuti e quantità di materie prime utilizzate. La pratica di rigenerazione è promossa dal 29% del campione, quella di riutilizzo dal 24%, mentre il ‘design for upgradability’ dal 19%. Il 15% ha attivato, infine, pratiche di reso.
Risultano essere ancora poche, però, le realtà disposte a fare ecosistema. Soltanto il 18% delle aziende fa parte, infatti, di ecosistemi di simbiosi industriale, dove creare opportunità di interazione tra stabilimenti di filiere diverse non solo per massimizzare il riutilizzo delle risorse, ma anche scambiare esperienze e competenze.
Altro elemento interessante emerso dall’indagine è che le imprese impegnate in pratiche di economia circolare sono spesso spinte in questa direzione per esigenze di sviluppo di business (52% dei casi) o su richiesta del Consiglio d’Amministrazione (25% dei casi): ciò significa che è soprattutto il management a riconoscere nel modello una leva strategica per il futuro della propria azienda.
La grande attenzione italiana nei confronti dell’economia circolare trova un’importante conferma anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che a riguardo indica in modo estremamente chiaro due obiettivi: rendere più performante la filiera del riciclo con interventi finalizzati al recupero delle materie prime seconde; e implementare il paradigma della circolarità, riducendo l’uso di materie prime di cui l’Italia è carente per ricorrere a materie prime seconde. Complessivamente, le risorse messe a disposizione dal PNRR sono addirittura pari a 2,1 miliardi di euro.
Vaillant, la circolarità è di casa
Storica azienda specializzata nella tecnologia del riscaldamento domestico, con particolare attenzione alle soluzioni in pompa di calore per un comfort più sostenibile, Vaillant Group offre un’importante testimonianza di come oggi la sostenibilità sia al centro delle riflessioni delle imprese più innovative, interessate a sviluppare prodotti e servizi dal minor impatto possibile sul Pianeta. Una visione che, accanto alla realizzazione di soluzioni intelligenti e ad elevato risparmio energetico, pone anche l’accento sull’adozione diffusa di pratiche di economia circolare. L’attenzione, per quanto riguarda Vaillant Group, si sta focalizzando soprattutto sull’aspetto del packaging attraverso l’utilizzo di materiale sostenibile nell’imballaggio dei suoi prodotti: un packaging più facile non solo da smaltire, ma anche da riciclare. Parallelamente cresce in Vaillant Group l’impegno sul fronte dei trasporti, che punta a una dotazione pressoché totale di un parco veicoli elettrici per l’assistenza e la rete commerciale.