Guardare il cielo di notte, in un’area senza inquinamento luminoso, è una delle esperienze di connessione con il mondo naturale più profonde che possano capitare.
Purtroppo, è anche una delle più difficili da realizzare, considerato che, soprattutto nel nostro emisfero, le zone che non risultano contaminate dalla luce artificiale sono ormai pochissime.
L‘International Dark Sky Association è un’organizzazione che opera per proteggere i cieli per le generazioni presenti e future, sia attraverso percorsi di formazione, sia attraverso una serie di iniziative che, con modalità differenti, sono accumunate dall’obiettivo di tutelare l’oscurità notturna.
Si parte con gli International Dark Sky Sanctuary, i luoghi più isolati e remoti (e spesso più oscuri) del mondo, il cui stato di conservazione è però più fragile e con le International Dark Sky Reserve, aree con un nucleo centrale buio e un perimetro rigidamente controllato per tutelare la loro oscurità.
Ancora, l’associazione propone gli Urban Night Sky Place, siti vicini o circondati da grandi aree urbane in cui viene promossa l’esperienza del buio nel mezzo di una illuminazione artificiale notturna importante e le International Dark Sky Community, città e paesi che promulgano norme sull’illuminazione e si impegnano a educare i loro abitanti sull’importanza dei cieli bui.
Infine, particolarmente interessante risulta l’esperienza degli International Dark Sky Park, spazi di proprietà pubblica o privata protetti che offrono ai visitatori la possibilità di contemplare il cielo buio.
Nel mondo si contano quasi 120 parchi certificati dall’International Dark Sky Association, sono concentrati prevalentemente negli Stati Uniti, ma non mancano (per fortuna) esempi in Europa.
Si può partire con l’Aenos National Park, un piccolo parco nazionale (meno di trenta chilometri quadrati di superficie) sull’isola di Cefalonia, o con l’Albanyà, un’area vicino a Girona (Spagna) che, per contrastare lo spopolamento e la crisi economica, ha puntato anche sull’astroturismo.
Nell’elenco della Dark Sky compaiono poi i Paesi Bassi, con il De Boschplaat, 40 chilometri quadrati di area Natura 2000 sul lato orientale dell’isola di Terschelling e l’Ungheria, che ospita l’Hortobágy, un’area rimasta sostanzialmente inalterata dalla fine dell’ultima era glaciale e in cui (con un po’ di fantasia) si può vedere il cielo che guardavano i nostri antenati.
Nell’elenco della International Dark Sky Association compaiono anche Regno Unito, in cui sono presenti tre Dark Sky Parks (il Northumberland International Dark Sky Park, in particolare, si estende nell’area un tempo occupata dal Vallo di Adriano), la Germania, che dà spazio al Winklmoosalm, un’area di proprietà privata nel sud est del paese e all’Eifel, un parco nazionale che si trova al centro di una delle aree più densamente popolate del paese.
Per trovare aree buie nel nostro Paese (nell’elenco dell’International Dark Sky Association non ne compaiono) occorre guardare a un’associazione spagnola, la Fundacion Starlight, creata nel 2007 per dare attuazione alle raccomandazioni contenute nella Dichiarazione in difesa del cielo notturno e del diritto alla luce delle stelle, elaborata nello stesso anno dall’Instituto de Astrofísica de Canarias.
La Fondazione ha infatti riconosciuto come Stellar Park due aree, una a Isnello (in provincia di Palermo, dove sorge anche un osservatorio astronomico) e l’altra a Etroubles, in Valle d’Aosta.
In quest’ultimo sito, in particolare, sorge anche il Camping Tunnel International, uno dei migliori esempi del trend chiamato sleep tourism, un turismo che ha, cioè, come obiettivo proprio quello di far recuperare il sonno perduto a causa dei ritmi frenetici della vita quotidiana.
Situato a quasi 1.300 metri di altezza, l’Etroubles offre la possibilità di fare escursioni e di tuffarsi in piscina e, soprattutto, di godere della vista mozzafiato di un cielo buio illuminato dalle luci che vengono dalle profondità del tempo.