30 Aprile 2024
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L’impronta digitale c’è ma non si vede: come il nostro utilizzo del web inquina il pianeta

La rete ci ha permesso di diventare cittadini del mondo, rendendoci capaci di abitare un universo virtuale, senza confini e impalpabile al contempo. Tuttavia, pur sembrando etereo e astratto, il web e il suo utilizzo esercitano un impatto non indifferente sui luoghi che abitiamo ed è più “materiale” di quanto immaginiamo.

Tempo di lettura: 2 minuti

Nella percezione comune può sembrare che il contesto che abitiamo virtualmente sia composto esclusivamente da scambi immateriali che, in quanto tali, non sono in grado di danneggiare l’ambiente che ci circonda. Nulla di più errato. L’impatto che “la rete” esercita sul nostro Pianeta è invece considerevole, in quanto questa si appoggia completamente su strutture fisiche che lasciano parecchie impronte dietro di sé.

Oggi sono oltre 4 miliardi gli utenti attivi online al mondo e per poter far fronte alle loro necessità è necessaria una quantità di energia considerevole. Secondo ClimateCare, l’energia alla base del funzionamento della rete e delle singole operazioni che compiamo online ogni giorno ha un’impronta a livello di CO2 elevatissima: rappresenta addirittura il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, paragonabili a quelle emesse dal settore del trasporto aereo.

Lo scenario che si profila così davanti ai nostri occhi è piuttosto sconfortante: la domanda di energia richiesta dal Web a livello mondiale si posiziona al quarto posto quanto a consumi, subito dopo nazioni del calibro di Usa, Cina e India. Stiamo parlando di 1.850 milioni di tonnellate di CO2 in un anno secondo i dati del Global Carbon Project. Detta in altre parole pare che con l’energia elettrica utilizzata dal digitale in Italia, potrebbero essere alimentate quasi un milione e mezzo di case.

Ogni sessione di navigazione, ogni ricerca fatta online, ogni video guardato e ogni e-mail inviata inquinano, e non poco. Sempre secondo Climate Care, una semplice mail, ad esempio, ha un’impronta stimata di 4gr di CO2. La stessa mail con un allegato di dimensioni importanti farebbe salire l’impronta di CO2 a 50gr. Si stima che nel corso di un anno, la quantità di posta in arrivo per singolo utente aziendale possa arrivare a produrre fino a 135 kg di CO2.

Fortunatamente ci sono delle buone norme da provare ad adottare per mitigare la situazione: si possono ad esempio utilizzare piattaforme di scambio per l’invio di file (in particolare se di grandi dimensioni) poiché, nella maggioranza dei casi, eliminano i file inviati a pochi giorni dal trasferimento, ottimizzando quindi l’energia. Oppure si potrebbe evitare di mettere in pausa i video tenendo la schermata attiva quando guardiamo film in streaming. E ancora, varrebbe la pena ripulire i propri dispositivi da e-mail, foto e app che non si utilizzano per evitare che consumino energia e scambino dati inutilmente.

Poi c’è tutto il mondo della messaggistica tramite smartphone. Ogni giorno in Italia circa 80 milioni di smartphone vengono caricati e ogni smartphone e tablet consuma mediamente intorno ai 15 Wh al giorno (Fonte: Huffington Post), il calcolo è presto fatto. Limitare quindi ad esempio anche l’uso della messaggistica istantanea può portare importanti benefici, non solo all’ambiente ma anche per ritrovare la propria concentrazione. E ancora, un altro piccolo consiglio per ridurre la propria impronta potrebbe essere di sostituire i mezzi di comunicazione offerti dalla rete con gli SMS, caratterizzati, pare, da un minor impatto ambientale.

Un mondo digitale

È innegabile, il passo incalzante con cui si muovono le nuove tecnologie rende indubbiamente la vita più semplice e agevole. Tuttavia, anche questa comodità ha un prezzo che stiamo facendo scontare al nostro meraviglioso Pianeta in primis. Maggiore sarà il numero di utenti collegati, maggiore dovranno essere la consapevolezza e l’impegno del singolo nella riduzione dell’impatto dei propri scambi virtuali sull’ecosistema. Come scriveva Bambarén, “ogni individuo ha il potere di fare del mondo un posto migliore”. E noi ci permettiamo di aggiungere che il potere di cambiare le cose è nelle mani di ciascuno di noi.