30 Aprile 2024
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Francesco Benedetti MIT

Ecco come possiamo dare un colpo di spugna alla CO2

Catturare la CO2 e farne cosa buona e utile per l'uomo e per l'ambiente

Tempo di lettura: 3 minuti

Il modello in natura c’è ed è molto efficiente: è quello che ogni giorno fanno le piante attraverso la fotosintesi clorofilliana. Ma Francesco Maria Benedetti, ingegnere chimico, lo fa in un’altra maniera.

Puntando sulle membrane. Spugne e filtri molecolari fatti da polimeri organici dai nomi impronunciabili che applicati a ciò che emette anidride carbonica non solo la catturano, ma ci permettono anche di consumare meno energia.

Quindi un giorno potremmo – magari – rimpiazzare tecnologie obsolete che non cambiano da cent’anni con alternative più sostenibili sia per l’ambiente che per le tasche di aziende e cittadini. Sarebbe bello, e curiosi che questo possa avvenire ci siamo collegati via Skype e abbiamo tirato giù dal letto Francesco, ricercatore associato post-dottorato al dipartimento di ingegneria chimica al Mit di Boston.

Tranquilla sono già alla terza telefonata” precisa per non farmi sentire in colpa. Francesco si capisce dal nome è italiano. È nato a Urbania, nelle Marche, ma si è trasferito a Bologna per studiare Ingegneria chimica. “Il mio sogno era diventare Ingegnere, che per me suonava come un titolo così importante, e volevo fare una chimica buona e rispettosa dell’ambiente, per sentire di meritarmelo“.

La soluzione la trova proprio nelle membrane che studia recandosi ad Austin, in Texas, grazie a una borsa di studio e sempre sotto il cappello dell’Alma Mater di Bologna. Qui l’ambito di studio sono sempre le membrane, ma applicate alla desalinizzazione delle acque.

Poi Benedetti arriva al Mit dove porta avanti gli studi per mettere a punto nuovi materiali per applicarli alla purificazione di idrogeno, generazione di azoto, e ovviamente anche alla cattura della CO2 in ambito energetico.

Sì perché solo sviluppando polimeri più efficienti possiamo rendere i processi a membrana più economici, e dunque aiutare le aziende a scegliere la sostenibilità ambientale“.

Cosa vuol dire tutto ciò Francesco? “Vuol dire che introducendo processi a membrana, riusciremmo a creare processi energeticamente efficaci e consumare di meno, avendo anche un migliore impatto sull’ambiente ma senza dover rinunciare a nulla“.

Questa è la sintesi di quella che si chiama efficienza energetica. Ma facciamo un esempio per renderla ancora più evidente: “negli ultimi 20 anni se non avessimo lavorato nell’ambito dell’efficienza energetica oggi l’intero pianeta starebbe consumando il 12% in più di energia, equivalente ad aggiungere istantaneamente un altro continente Europeo nel mercato globale dell’energia“.

Perché più andiamo avanti, più i bisogni di una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone in forte espansione crescono, e senza puntare sull’efficienza non potremmo forse soddisfare tutta la richiesta di energia in futuro.

La conoscenza scientifica dopo tutto ci ha permesso di raggiungere livelli di civiltà e mantenere stili di vita che ci hanno permesso di allungare in media le nostre aspettative di vita e contestualmente diminuire l’impatto ambientale del singolo” è il pensiero dell’ingegnere chimico.

Sì, tutto questo è vero, ma ora che siamo passati sotto le forche caudine di un virus che ha mandato in tilt il nostro Pianeta come la mettiamo?

La mettiamo che il Coronavirus ci ha mostrato due importanti dettagli. Il primo è che la pandemia ci ha fatti fermare tutti, e dalle nostre case abbiamo potuto osservare la rinascita dell’ambiente. I livelli di inquinamento, compresa la CO2, sono diminuiti, e spero che questo possa convincere anche i negazionisti più convinti che siamo noi a creare questi scompensi in natura, e dobbiamo essere noi a risolverli. Il secondo dettaglio è che sarà ancora una volta la scienza a tirarci fuori“.

Touchè. Ed evviva le clean tech che per il ricercatore devono diventare democratiche e alla portata di tutti. Come? “Attraverso investimenti nella ricerca e finanziamenti di governi e settore privato – risponde – ma anche la presa di coscienza di tutti noi che dobbiamo avvicinarci sempre più a ciò che è meno inquinante. A cominciare dai piccoli gesti di tutti i giorni come la spesa”.

Lui intanto anche negli States si muove per lo più in bicicletta e dall’estate scorsa presta attenzione alla dieta integrando molti pasti vegetariani (circa una metà). Un modo per contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico. Parola di scienziato.