20 Aprile 2024
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Spreco alimentare: una lotta alla portata di tutti

Era il 2014 quando veniva indetta per la prima volta, il 5 febbraio, la Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare. A distanza di sette anni, facciamo il punto sulle buone pratiche messe in campo per contrastare questo triste fenomeno, un problema globale la cui soluzione potrebbe essere… a portata di click!

Tempo di lettura: 3 minuti

Lo spreco alimentare in Italia costa. E quanto ci costa! Secondo i dati divulgati dal report- punto di riferimento a livello europeo per la comprensione delle dinamiche alla base della generazione dello spreco alimentare domestico – lo spreco alimentare nazionale vale ben 6 miliardi e 403 milioni di euro e sfiora i 10 miliardi se si considera l’intera filiera di produzione e distribuzione.

Anche il Food Waste Index Report 2021 condotto dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente in collaborazione con Wrap, ha evidenziato un chiaro aumento di spreco alimentare nei contesti domestici. Si sottolinea come le famiglie siano responsabili dell’11% del cibo che finisce direttamente in spazzatura. Una cifra significativa, che corrisponde a 931 milioni di tonnellate di cibo, l’equivalente di circa 23 milioni di camion da 40 tonnellate di carico ciascuno. Numeri che, secondo gli esperti, sottintendono anche gravi conseguenze per la biodiversità e che contribuiscono all’innalzamento dei livelli di gas serra nell’atmosfera.

Facciamo un passo alla volta: dove sprechiamo? Nel 2016, la legge Gadda, definita legge ”antispreco”, ha aperto le danze facendo luce sul malcostume tipico delle catene di supermercati, sviluppando uno strumento per il ritiro dell’invenduto in scadenza con fini solidali, consentendo a commercianti e catene di distribuzione di conservare alimenti in buono stato e donandoli a organizzazioni che garantiscono un pasto ai meno fortunati.

E le buone notizie non finiscono qui: se è vero che questo trend negativo è principalmente dovuto all’incuranza rispetto al valore del cibo a livello domestico, alla dimenticanza dei prodotti in scadenza e all’esubero nel cibo acquistato, è anche vero che sì, si continua a sprecare, ma un po’ meno. Pare, infatti, che la pandemia abbia ridimensionato le abitudini alimentari di molte famiglie, invertendo la direzione, con più di 1 italiano su 2 (il 54%) che ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari, adottando strategie che vanno dal riutilizzo degli avanzi a una maggiore attenzione alla data di scadenza. Lo conferma anche il Wwf: la crisi pandemica ha risvegliato un po’ le coscienze, accendendo una maggiore sensibilità in molti di noi. Per la prima volta, il fatto di esserci trovati di fronte a scaffali vuoti nei supermercati ci ha aperto gli occhi sull’importanza del rispetto del cibo, con una conseguenza positiva anche per i portafogli di molte famiglie.

La soluzione allo spreco alimentare è… a portata di click!

Proprio per venire incontro alle nuove esigenze dei consumatori, Babaco Market, servizio di delivery di frutta e verdura 100% made in Italy, rappresenta un esempio virtuoso di come contrastare in maniera attiva lo spreco alimentare e l’inquinamento sia davvero alla portata di tutti. A oltre un anno dal lancio, Babaco Market vanta più di 2000 utenti italiani attivi e la crescita non sembra destinata a rallentare. Il CEO e fondatore, Francesco Giberti, ci ha spiegato con soddisfazione come, in questo primo anno di vita, Babaco Market abbia “contribuito a salvare circa 140 tonnellate di frutta e verdura, evitando che venissero immesse nella nostra atmosfera 350 tonnellate di CO2”. Il funzionamento è semplicissimo: su abbonamento si riceve a casa ogni settimana o bisettimanalmente una #babacobox con prodotti “fuori dall’ordinario”, di qualità, di stagione e buonissimi. Prodotti che, per motivi estetici, vengono scartati dai canali di distribuzione e che quindi ogni giorno rischiano di essere buttati. Una missione che abbraccia un consumo etico a 360° e che preserva la tradizione gastronomica locale italiana sostenendo tutto il comparto agroalimentare, anche i piccoli agricoltori, i produttori locali e tantissimi presidi Slow Food.

Nel corso degli anni sono nati svariati hub di conoscenza per facilitare la conversazione rispetto ai temi di sostenibilità legati all’insicurezza alimentare, di cui lo spreco di cibo è causa diretta. Così abbiamo assistito al sorgere di numerose iniziative locali che, con grande impegno e perseveranza, si sono adoperate per proporre soluzioni innovative zero-waste. Tra queste il Banco Alimentare, popolare per l’omonima colletta che una volta all’anno permette di fare la spesa per i meno abbienti e combattere al contempo lo spreco di cibo, recuperando ogni giorno le eccedenze alimentari per donarle a strutture caritative. Un’altra realtà da conoscere è l’Associazione RECUP, che recupera il cibo invenduto o danneggiato dai mercati rionali della città prima che venga buttato via, seleziona ciò che è ancora buono e lo ridistribuisce agli stessi esecutori del lavoro di recupero, creando un forte senso di comunità.

Come sempre, concludiamo con la speranza di riuscire a trarre qualche insegnamento e ispirazione dalle molte opportunità che, individualmente, possiamo cogliere per fare la differenza, assumendo atteggiamenti più etici, responsabili e green.

Nel frattempo, ecco cinque piccole regole d’oro per evitare il più possibile di sprecare cibo prezioso:

1. Condividere e divulgare le proprie conoscenze sostenibili
2. Non comprare più del necessario
3. Conservare correttamente gli alimenti
4. Prestare attenzione alle date di scadenza e soprattutto…
5. …donare, quando lo si può fare