25 Aprile 2024
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pannelli solari

Speranza rinnovabile per le Pmi italiane

Il titolo è provocatorio, ma in momenti come questi, chi deve mandare avanti un'impresa ha davvero bisogno di qualcosa che gli dia la capacità di guardare al futuro con speranza. Pragmaticamente, molte aziende hanno scelto di installare rinnovabili per ammortizzare gli impatti del caro energia (fossile). E chi si era mosso negli anni scorsi, adesso è facilitato

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Al di là delle possibili spiegazioni, bastano due date e due numeri per far capire la gravità della situazione in cui si trovano le aziende italiane in fatto di gas.

Alla Borsa di Amsterdam ad agosto 2021 il contratto Ice Dutch Ttf per la consegna a un mese del gas era di circa 60 euro per MW/h. Il 26 agosto 2022, il prezzo ha sfiorato i 350 euro per MW/h e da allora è rimasto stabilmente al di sopra dei 150 euro.

Una situazione esplosiva, soprattutto in vista dei mesi invernali, che ha sollecitato risposte a tutti i livelli, da quello europeo a quello della politica nazionale.

Come puntualizza infatti Investing.com, piattaforma specializzata in mercati finanziari, la priorità assoluta del nuovo esecutivo dev’essere quella di elaborare una politica energetica che consenta di ridurre la dipendenza dal gas russo e dalle materie prime cinesi, pena il rischio che l’Italia finisca in una spirale di crescita zero e forte emigrazione.

Per fortuna, sono sempre di più le imprese che, nonostante la congiuntura parecchio complicata, hanno deciso di puntare su rinnovabili ed efficienza per ridurre la propria dipendenza dal gas.

Come primo esempio si può citare il Gruppo Martelli, azienda specializzata in salumi di qualità e in prodotti gourmet per Horeca e la Gdo, che nello stabilimento di Boara Pisani (PD) ha installato oltre 3.300 metri quadrati di pannelli fotovoltaici. A regime l’impianto avrà una potenza di 700 kWp, sufficienti a coprire un quarto del fabbisogno energetico dello stabilimento e a consentire un risparmio di 204 tonnellate di CO2 all’anno.

Dopo questa prima fase, che ha richiesto un investimento di 1 milione di euro, nei prossimi anni anche in altri stabilimenti del gruppo verranno installati impianti fotovoltaici.

Gruppo Victoria, multinazionale del settore ceramica e il Gruppo Hera hanno annunciato una collaborazione di medio/lungo periodo per raggiungere la neutralità climatica e mitigare l’esposizione riguardo ai costi energetici.

La partnership ha preso il via dallo stabilimento di Alfonsine a Ravenna, in cui Ceramica Santa Maria, che fa parte del Gruppo Victoria dal 2021, intende installare impianti fotovoltaici sui tetti e a terra.

Inoltre, è prevista la realizzazione di un impianto di cogenerazione, in grado di produrre energia elettrica e termica per circa 5 MW, così da rendere la fabbrica completamente indipendente dal punto di vista dei fabbisogni energetici.

Verranno avviati progetti finalizzati a predisporre l’adozione di soluzioni innovative come quella dell’idrogeno verde, con la costruzione di un primo elettrolizzatore da 2MW alimentato da energia prodotta da fotovoltaico, in grado di attivare fin da subito un percorso di graduale e progressiva decarbonizzazione delle emissioni dirette dello stabilimento.

Operazione non semplice per le aziende che operano nel settore della ceramica, fortemente energivore e che proprio per questo hanno tutto l’interesse a ridurre i costi dei propri approvvigionamenti di energia.

Le notizie incoraggianti non mancano nemmeno se si passa dalle singole imprese alle associazioni di categoria. Confindustria Brescia ha presentato il suo Bilancio di sostenibilità, che registra le performance delle sue 1.240 imprese associate: nel complesso e per quanto rileva qui, si assiste a un netto calo dei consumi energetici totali dell’Associazione, che si attestano nel 2021 a 3.663 GJ, contro i 4.008 GJ del 2019.

Questa riduzione è stata raggiunta grazie a una serie di azioni di efficientamento, tra cui la scelta di servirsi di energia elettrica prodotta interamente da fonte rinnovabile certificata.

Scelta che ha portato a un secco abbattimento anche delle emissioni: quelle dirette di Scope 1 (da sorgenti di proprietà dell’organizzazione) e quelle indirette di Scope 2 (derivanti dalla produzione di elettricità, calore o vapore importati e consumati dall’organizzazione) sono state pari complessivamente, nel 2021, a 108 tCO2, contro i 178 e le 316 del 2019.

A un livello di aggregazione ancora più elevato, l’Osservatorio GreenEr di Art-ER ha pubblicato il rapporto La transizione ecologica delle imprese in Emilia-Romagna, secondo cui, considerando la riduzione degli impatti ambientali nel processo produttivo o nella fase d’uso, il 42% delle circa 1.000 imprese intervistate sono green per i prodotti e servizi realizzati.

Ancora: il 65% delle aziende sta attuando processi di economia circolare (principalmente utilizzo di energia e materiali rinnovabili e riduzione di sprechi), il 25% ha già messo in atto strategie che tengono conto degli effetti del climate change e il 32% è in possesso di una certificazione ambientale.

Infine, dal rapporto emerge che il 42% circa delle aziende intervistate produce o acquista energia derivante da fonti rinnovabili e ha realizzato investimenti per il risparmio energetico.