Fatta l’Italia, ora dobbiamo rigenerarla perché, soprattutto dal punto di vista del patrimonio edilizio, ce n’é bisogno.
Le opportunità non mancano e neppure le strategie: rigenerare, riqualificare territori, edifici, fabbriche, ma anche chiese, capannoni e comunità varie serve non solo per ridare bellezza al nostro Paese, ma anche come rilancio economico. Di sicuro professionale. Soprattutto artigianale e non solo a livello di professioni legate all’edilizia.
Come spiega bene Roberto Tognetti, direttore di Fondazione Riusiamo l’Italia “il nostro Paese è pieno di spazi vuoti e riuscire a riusarne anche solo una minima parte, affidandoli a delle startup culturali e sociali, può diventare una leva a basso costo per favorire l’occupabilità giovanile“.
Che gli spazi non manchino ce ne rendiamo conto: non c’è città, paese, campagna, montagna che non custodisca nel proprio territorio edifici abbandonati. Decadenti, pericolosi, ma comunque recuperabili.
Tognetti, che ha firmato la prefazione del libro di Giovanni Campagnoli Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a startup culturali e sociali (Gruppo24Ore), ha anche una ricetta economicamente vincente: l’approccio che si rivela più efficace è quello di tipo incrementale e generativo, ovvero quello che riesce a sviluppare effetti e risultati anche con poche risorse, tendendo nel tempo a consolidarsi progressivamente con effetti virtuosi in termini di supporto al mercato della nuova economia nei settori ambientali, culturali, energetici, sociali, turistici.
“Da questo punto di vista – continua l’architetto – è sufficiente una provvista minima per iniziare, con somme che possono essere facilmente reperite anche a livello locale, per esempio nel dialogo con i principali soggetti proattivi, quali: una banca di territorio, una fondazione, qualche impresa di spicco, qualche soggetto che si vuole mettere in gioco, anche una parrocchia potrebbe fare molto in tal senso. L’esperienza ci dice che quando c’è la volontà le risorse si trovano, specialmente quando le progettualità sono collegate a creare investimenti e occupazione“.
Ma veniamo alla pratica seguendo le azioni sul campo di Fondazione Riusiamo l’Italia, soggetto in grado di erogare servizi tecnico-strategici per il riuso temporaneo di spazi abbandonati e per la promozione della rigenerazione urbana che sia effettivamente espressione di progetti di comunità.
Il metodo di lavoro della Fondazione prevede prioritariamente l’impiego delle potenzialità generative della piattaforma www.mappa.riusiamolitalia.it che si basa sul concetto di open source.
“Attraverso di essa – invita alla prova Tognetti – ognuno può inserire il proprio spazio vuoto, sfitto, sottoutilizzato, per favorire percorsi di riuso e rigenerazione urbana con finalità sociali e/o culturali, generalmente articolati nelle seguenti fasi: A) diagnosi (mappatura selettiva); B) composizione comunità di passione (enpowerment); C) innesco di riuso e/o rigenerazione.
Più in generale si presentano due macro-ambiti operativi: per il caricamento di situazioni da offrire cliccando Offro uno spazio (mappa dell’offerta), oppure Mi Attivo per cercare uno spazio (mappa dei desideri). La cosa più utile e interessante per l’interesse generale è quella allargare l’offerta contribuendo così a popolare la mappa del maggior numero di situazioni possibili“.
Più si caricano edifici da riutilizzare e più si aiuta il rilancio del sistema-paese, soprattutto per la valorizzazione dei suoi infiniti talenti. Il target perfetto è costituito da situazioni di abbandono o dismissione quasi pronto-uso, ovvero casi dove i costi e gli oneri di riabilitazione siano nulli o bassi e dove quindi i tempi di colonizzazione dei luoghi siano davvero veloci.
La mappa è gratuita ed è semplice da usare: la compilazione del percorso Proponi il tuo spazio (Mappa dell’offerta) avviene prevalentemente attraverso parametri predefiniti da scegliere cliccando le opzioni che ricorrono.
La compilazione del percorso Cerca uno spazio (Mappa dei desideri) avviene in forma analoga, ma con modalità ancora più semplici e flessibili.
Ciò porta progressivamente a comprendere che non si tratta di un mercato di transazioni immobiliari, ma viceversa di uno strumento per accelerare meccanismi di creazione del valore, processi che possono e devono essere innescati da attività anche di riuso temporaneo, riuso creativo, attività insomma dove sono i valori dei contenuti a ripristinare il valore dell’immobile e non il contrario.
Ultimo suggerimento: “Per questo tipo di operazioni non c’è una regola predefinita, vale il caso per caso e conta molta la fantasia e la creatività“. Proviamo?