29 Marzo 2024
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Rifiuti, in Italia cresce la raccolta differenziata

Secondo l’ultimo Rapporto pubblicato dall’ISPRA, in Italia sta aumentando quasi ovunque la percentuale di raccolta differenziata rispetto ai rifiuti indifferenziati. Resta, comunque, l’urgenza di potenziare il riciclo e dimezzare il conferimento in discarica, soprattutto per quanto riguarda imballaggi e rifiuti collegati

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Produzione di rifiuti urbani in crescita nel 2021, anno in cui in Italia hanno raggiunto un totale di 29,6 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,3% sul 2020. Un balzo in avanti sostenuto soprattutto dalla ripresa del turismo e del pendolarismo dopo il lungo stop dettato dalla pandemia. L’analisi è dell’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA, pubblicato a fine 2022 dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Su tutti spicca il dato relativo alla raccolta differenziata, che nel 2021 ha raggiunto una media nazionale pari al 64% sul totale dei rifiuti prodotti: un risultato leggermente al di sotto di quel 65% fissato come obiettivo per l’intero anno.

Al di sopra della media si collocano nove regioni virtuose, Veneto (76,2%) e Sardegna (74,9%) in testa. Vicino a raggiungere il target fissato a livello nazionale anche l’Abruzzo (64,6%), seguito da Toscana e Valle d’Aosta. Per la Basilicata si segnala un importante progresso di 6 punti percentuali sui dati del 2020, arrivando al 62,7%. Fanalino di coda la Sicilia (46,9%), che registra comunque un +4,7% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda le province, i livelli più alti di raccolta differenziata sono segnalati a Treviso, con l’88,6%, seguono Mantova (86,4%) e Belluno (83,8%). Tra le città metropolitane, spicca invece la crescita continua della percentuale di Cagliari, che ha ormai raggiunto il 74,4%.

Aumenta la richiesta di impianti per trattamento specifici

A fronte di una raccolta differenziata percentualmente sempre più consistente, aumenta in tutta Italia la richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per quanto riguarda la frazione organica. Nell’ultimo anno la quota di questi rifiuti è cresciuta, infatti, di 190.000 tonnellate, con un balzo in avanti del 2,9% rispetto al 2020. Ad oggi non tutte le regioni dispongono, però, di strutture in grado di trattare l’organico nei quantitativi prodotti. Situazione aggravata dal fatto che solo poco più della metà degli impianti operativi per la gestione dei rifiuti (657 in tutta Italia) gestisce questa specifica frazione.

Dal punto di vista ambientale, la conseguenza diretta della crescita percentuale dei rifiuti differenziati sta tagliando in modo sempre più consistente il ricorso alle discariche, che nell’ultimo decennio hanno visto diminuire il proprio utilizzo del 52%: un risultato positivo che, però, ancora non soddisfa. L’obiettivo è, infatti, arrivare a dimezzare ulteriormente questa forma di smaltimento, che nel 2021 ha riguardato quasi 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. L’attenzione dell’Europa è rivolta soprattutto agli imballaggi e ai rifiuti collegati, con ambiziosi target di riciclaggio fissati per il 2025 e il 2030. Con orgoglio l’Italia può affermare di aver già centrato l’obiettivo stabilito per la prima di queste due date per tutte le frazioni di imballaggio, ad eccezione della plastica. Di quest’ultima, occorrerà incrementare ancora il livello di riciclo per passare dall’attuale 47% al target del 50%.

Rifiuti, tra import ed export

Secondo i dati pubblicati dal rapporto di ISPRA, nel 2021 i rifiuti urbani esportati sono stati tre volte superiori rispetto a quelli importati: 659.000 tonnellate contro di 219.000. Campania e Lazio sono le regioni con i maggiori quantitativi esportati, mentre Austria, Portogallo e Spagna sono i Paesi dove vengono destinati più rifiuti urbani prodotti in Italia. Per quanto riguarda i costi, il Rapporto rende noto che nel 2021 la media nazionale annua pro capite per la gestione dei rifiuti urbani è stata pari a 194,5 euro per abitante (nel 2020 era 185,6) in aumento di 8,9 euro. I maggiori costi si sono registrati al Centro con 230,7 euro per abitante. Al Sud il costo medio è stato di 202,3 euro per abitante, mentre al Nord di 174,6 euro.