25 Aprile 2024
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Per gli italiani il mondo può migliorare un comportamento green alla volta

Secondo i risultati del settimo Osservatorio sullo stile di vita sostenibile condotto da LifeGate, l’interesse verso i temi di sostenibilità tra gli italiani si rivela solido e non sembrerebbe essersi affievolito a causa della crisi pandemica, la quale ha invece fornito - o almeno così ci piace sperare - le condizioni ideali per suscitare una riflessione più profonda rispetto alle tematiche ambientali e al futuro dell’impegno ambientalista del Bel Paese.

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Sì perché, tra le scoperte più inedite e che ci sorprendono positivamente, registriamo il fatto di essere in grado di dare una risposta a un quesito che a lungo ha popolato le coscienze di molti facendo disquisire tra loro i più grandi esperti e appassionati, ovvero: ma la sostenibilità è una moda?

Un piccolo spoiler: la risposta non è né sì, né no. Come tutti i quesiti che si rispettano, infatti, sarebbe alquanto semplicistico rispondere con un semplice cenno di capo a una domanda a cui invece piace sempre dedicare qualche parola in più.

Ma partiamo dal principio…
Di cambiamento climatico si parla ormai dal lontano 1979, anno in cui si è tenuta la prima conferenza mondiale sul tema, trasformando la salute del nostro Pianeta in un imperativo assoluto e un obiettivo globale a cui nessuno ha potuto più sottrarsi. Da allora, il tema sostenibilità si è reso protagonista del dibattito pubblico così come di quello di Google – rientrando tra i famosi trending topics, posizionando le “ricerche di sostenibilità” tra i temi di tendenza a livello globale e superando ogni record nel 2021. Certo, siamo anche consapevoli che di problematiche irrisolte ce ne sono e ce ne saranno ancora molte, tra cui ad esempio il fenomeno del greenwashing, neologismo inglese che va a definire quella pratica corruttiva di “ambientalismo di facciata” o una strategia di comunicazione di talune imprese, organizzazioni o istituzioni le quali, ingannevolmente, comunicano una mission di sostenibilità pressoché inesistente, secondo la logica del “credetemi, sono green perchè lo dico io”.

Un futuro roseo per la scelta verde
Nonostante tutto, gli italiani non sembrano desiderosi di cadere in simili tranelli. Nel novembre 2021, si è conclusa la prima sentenza di un tribunale civile per greenwashing nella città di Gorizia. Una tendenza di respiro già internazionale che apre la strada a questo tipo di istanze da parte di cittadini, i quali si aspettano dalle aziende prese di posizione (e comunicazione) comprovabili scientificamente a seguito di presunti meriti e virtù di sostenibilità.

Ma c’è di più. Secondo i dati ottenuti dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Lifegate in collaborazione con l’istituto di ricerca Eumetra MR, ben 34,5 milioni di persone, il 69,5% della popolazione (quasi 3 persone su 4) è fermamente convinto della centralità del tema (una crescita di sette punti percentuali rispetto al 2020!).

I dati di un sondaggio nazionale ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, inaugurato in occasione della ormai nota Cop26 di Glasgow e parte dell’iniziativa “Se non lo sai, SALLO! Tutto quello che avreste voluto sapere sul cambiamento climatico (e non avete mai osato chiedere)”, confermano queste buone notizie.

Per il tema “Clima e riscaldamento globale”, 9 italiani su 10 rispondono correttamente alla domanda “I cambiamenti climatici esistono da sempre ma hanno subìto una notevole accelerazione dagli inizi del ‘900?”. Il 97% è poi consapevole che lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento del livello medio del mare siano una conseguenza diretta del cambiamento climatico. Per il futuro, l’obiettivo rimarrà quello di consolidare la conoscenza e la familiarità con queste tematiche, rafforzando così il dialogo tra scienza e società, al fine di stimolare una sempre più attiva partecipazione nel processo di transizione ecologica da parte della popolazione.

L’importanza dell’adattamento: la sostenibilità nella routine
Dati alla mano, la crisi climatica, così come quella pandemica, rappresentano quindi una grande opportunità per ri-costruire (risanandola) un’Italia più sostenibile e innovativa. Spesso abbiamo reiterato l’importanza di piccoli gesti quotidiani volti a stili di vita più responsabili, magari con un piccolo aiuto da parte di nuove tecnologie e innovazioni. Quindi ora ci chiediamo: come si è tradotta nel quotidiano questa volontà comprovata di assumere comportamenti sempre più eco-consapevoli?

Per cominciare, sempre secondo Lifegate, dallo scoppio della pandemia il 15% degli Italiani ha iniziato a usare le piste ciclabili con maggiore frequenza, l’86% si è invece prefissato l’obiettivo di modificare il proprio stile di vita preferendo prodotti italiani, sostenibili, bio e l’83% ha optato per mete italiane per trascorrere le vacanze.

E proprio a proposito di stili di vita eco-sostenibili, secondo Lifegate, l’87% degli italiani sostiene sia necessario combattere i cambiamenti climatici iniziando proprio dalle piccole cose: adattando il proprio stile di vita, partendo dalla propria casa, scenario prediletto di questi ultimi tempi. Per approfondire questo tema, all’appuntamento su Milano era presente anche Gherardo Magri, Amministratore Delegato di Vaillant Group Italia, il quale sottolinea l’importanza di innovazioni tecnologiche per il comfort domestico come l’elettrico “rappresentato dalle pompe di calore, […] un prodotto ampiamente disponibile sul mercato e [che] non emette CO2 del tutto”. Secondo Vaillant Group, il Covid ha sortito un effetto collaterale positivo perché ha consentito alle persone di risparmiare, guardando “più attentamente la propria casa” e beneficiando di un budget più ampio per le ristrutturazioni, “anche approfittando dell’ecobonus del 65% o del superbonus 110%, in caso di ristrutturazioni complete”. Minime accortezze queste, ma con impatti (positivi) tangibili “sia in termini di comfort sia in termini ambientali”, conclude Magri