19 Aprile 2024
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adottare - sharing economy

Non bisogna per forza “possedere”, è bello anche adottare

Adottare piuttosto che acquistare una pianta o un'animale e aiutare la Natura, anche se magari non si è esperti del mestiere. È questo il significato delle tante campagne di adozione: vediamole insieme

Tempo di lettura: 2 minuti

Una delle abitudini che sta prendendo sempre più piede è l’adozione: di alberi, di animali. È l’altra faccia della sharing economy. Piuttosto che avere è meglio condividere.

È questo il caso di Adotta un ciliegio, un progetto organizzato da Simone Amidei dell’azienda agricola glifosato-free Amidei Bettino a Vignola. Qui le ciliegie sono regine e Amidei ha ora l’obiettivo di avvicinare i suoi consumatori al territorio.

Adottare un albero di ciliegio vuol dire anche godere dei suoi frutti e visitare il luogo di produzione. Non solo, “è un’opportunità anche per le aziende per offrire delle esperienze in natura ai loro dipendenti” afferma Simone.

Un altro luogo delle ciliegie e uno tra i più famosi al mondo, è il Monte Bianco. Le colline sottostanti hanno visto perdere il loro patrimonio frutticolo vista la costruzione di diverse infrastrutture che hanno portato alla diminuzione di molti esemplari.

Ora, è possibile adottare degli alberi per “ripopolare l’area, creare una zona relax e risanare le vallate di CO2 per mitigare il cambiamento climatico” spiega Maria Lagazzi di Skyway Monte Bianco.

In Toscana, a causa delle difficili condizioni produttive nelle colline, molti ulivi sono abbandonati. È per questa complicata situazione che Tommaso Dami ha avviato Ager Oliva, cercando di sensibilizzare le persone a salvaguardare gli ulivi attraverso l’adozione di un albero abbandonato.

Ma non ci sono solo ciliegi o ulivi: Biorfarm, per esempio, permette di “sentirsi parte” di un frutteto di arance, o mandarini, ma anche di mele per poi ricevere a casa, una volta sottoscritta l’adozione, una cassetta di quei frutti prodotti da quell’albero.

Negli anni sempre più persone o aziende hanno scelto di adottare anche le api. Non una ovviamente, ma le arnie intere per salvaguardare la biodiversità. È diventato ormai noto a tutti dell’importanza di questi piccoli insetti e non mancano i produttori che hanno intrapreso questa collaborazione.

Tra questi apicoltori c’è Andrea Risi dell’azienda agricola, biologica, Ronchello in Val Seriana (Lombardia). Per lui, adottare una sua arnia vuol dire anche valorizzare il territorio locale e permettere alle persone di conoscere l’armonioso mondo delle api. Molte le iniziative formative rivolte anche alle scuole e alle aziende.

E poi è possibile adottare una tartaruga: il Wwf e Legambiente hanno un programma che permette di finanziare la salvaguardia degli ecosistemi marini proprio adottando un tassello fondamentale come le tartarughe che popolano le spiagge italiane.

Ma, a vedere bene e senza allontanarsi troppo dalla propria abitazione, è possibile adottare anche un cane o un gatto. Basta recarsi nei tanti canili/gattili che sono presenti nel nostro Paese.

In questo modo si contribuisce a sostenere i siti che curano gli animali e che si stanno riempiendo di animali abbandonati proprio post pandemia. Piuttosto che possedere e non sapere curare è meglio… adottare a distanza.

(ha collaborato Filippo Casè)