24 Aprile 2024
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La tecnologia eolica “vola”

Sono sempre più grandi, sempre più potenti e sempre più competitivi dal punto di vista economico. E gli ultimi sviluppi tecnologici consentono di installarli in acque profonde e lontane dalle coste. I parchi eolici offshore sono uno degli sviluppi più promettenti nel settore delle rinnovabili. Ma non solo...

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C’è gran fermento di soluzioni nel settore delle tecnologie rinnovabili. Tanto che fra un nuovo primato e l’altro i tempi sono sempre più accelerati: se si guarda per esempio all’eolico offshore, solo a novembre dell’anno scorso veniva celebrato il record di dimensioni della Haliade-X di General Electric, una turbina con un rotore da 220 metri e con pale lunghe quasi 110 metri.

Non sono passati neanche due mesi e la China State Shipbuilding Corporation ha annunciato che sta costruendo una turbina con un rotore tripale da 260 metri di diametro e con una potenza di picco di 18 Megawatt.

Si tratta, è bene precisarlo, di prototipi, ed è ragionevole pensare che prima o poi si arriverà a un picco nelle dimensioni delle turbine, sia per fattori intrinseci alla turbina, come per esempio la corrosione delle pale dovuta all’impatto con le gocce di pioggia e l’aerosol marino, sia per i limiti dimensionali delle strutture, come navi e porti, che devono gestire la parte logistica (si tratta pur sempre di movimentare e installare pezzi unici lunghi più di cento metri).

Nel frattempo, quello dell’eolico offshore resta un settore con enormi margini di crescita. Da un lato, le superfici adatte per installare i parchi eolici sono abbondanti e molto vaste. Dall’altro, come succede per esempio nel fotovoltaico e nelle tecnologie per gli accumuli, anche in questo settore i costi stanno scendendo molto rapidamente: secondo Irena, l’agenzia internazionale delle energie rinnovabili, il Lcoe (Levelised cost of electricity) dell’eolico offshore è sceso dagli 0,188 dollari per kWh del 2010 agli 0,075 del 2021, con una riduzione del 60%.

Il risultato è che l’eolico offshore ha conosciuto negli ultimi 10 anni un vero e proprio boom, arrivando a decuplicare la potenza installata. A oggi la maggior parte dell’installato è in Europa, con i Paesi del Nord a fare la parte del leone, ma si stima che nei prossimi anni la Cina potrebbe insidiare la preminenza del vecchio continente: secondo alcune previsioni, da qui al 2050 Cina e resto dell’Asia dovrebbero pesare per il 60% delle installazioni globali, contro il 22% dell’Europa e il 16% degli Stati Uniti.

Anche nel nostro Paese, nonostante le resistenze che ancora rallentano l’installazione degli impianti eolici offshore, questo settore sembra destinato a sviluppi importanti. Alla fine dell’anno scorso, Terna ha per esempio annunciato di aver rilasciato la soluzione tecnica di connessione a tutti i nuovi impianti di eolico offshore che hanno richiesto, entro il 31 ottobre, l’allaccio alla rete di trasmissione nazionale, per una potenza complessiva di circa 95 GW.

Si tratta di un valore del 200% superiore rispetto a quello delle richieste pervenute nel dicembre 2021, con circa l’80% delle richieste localizzato nelle regioni del Sud Italia e nelle isole maggiori.

Il dato è incoraggiante e lo è ancora di più se si considera che sempre a ottobre 2022 le richieste di connessione alla rete di trasmissione nazionale di nuovi impianti a fonti rinnovabili hanno raggiunto un valore di circa 300 GW di potenza (di cui circa il 37% da solare e circa il 56% da fonte eolica onshore e offshore), oltre 4 volte il fabbisogno di 70 GW di nuova capacità rinnovabile necessario per raggiungere i target climatici indicati dal Fit-for-55 al 2030.

Anche questo comparto, come molti altri nel campo delle rinnovabili, si caratterizza per l’elevato tasso di innovazione. Uno degli sviluppi più interessanti è quello della tecnologia flottante, che consente di realizzare parchi eolici anche in acque profonde centinaia di metri e quindi in zone di mare attraversate da venti più forti.

Questa tecnologia, che riduce sensibilmente l’impatto ambientale sui fondali marini, grazie ai cavi ancorati al posto dei piloni, ha ancora dei costi elevati, ma è prevedibile che nei prossimi anni diminuiranno notevolmente, in linea con le tendenze generali del settore.

Ma l’innovazione nell’eolico offshore attinge anche a esperienze del tutto differenti. È il caso per esempio di un sistema di ammortizzazione delle vibrazioni che vanno a insistere sui piloni delle turbine che è stato sviluppato a partire dalla tecnologia di controllo del movimento, adottata prima per le sospensioni delle auto di Formula 1 e poi utilizzata per la protezione sismica degli edifici.

Questo sistema, che utilizza degli assorbitori di vibrazioni capaci di ridurre al minimo le sollecitazioni causate dal vento e dalle onde, permette di ridurre al minimo le dimensioni della struttura di supporto della turbina eolica, andando così a ridurre pesi e, conseguentemente, i costi.