Con la ripresa delle attività commerciali ed economiche è sorto, immediato, il problema legato a come ci si debba e possa muovere nella Fase 2. In molti si augurano una mobilità sostenibile, che permetta di mantenere l’unico aspetto positivo di questo periodo di lockdown: la diminuzione delle emissioni inquinanti nell’aria.
Cade quindi a proposito la Giornata mondiale della bicicletta, istituita dall’Onu per promuovere la mobilità ciclistica, che si festeggerà mercoledì 3 giugno.
Un momento per riflettere sui cambiamenti, profondi, che la società post Covid-19 deve mettere in atto per non perdere di efficienza: se le persone devono tornare al lavoro, se le scuole riapriranno, se i cittadini dovranno ricominciare a muoversi – tanti punti ancora in se visti i dubbi sulla ripresa dei contagi – dovranno poterlo fare in sicurezza e senza far schizzare alle stelle i valori inquinanti.
La paura di contagiarsi e la naturale diffidenza a usare i mezzi pubblici, potrebbero portare all’uso del mezzo privato anche in presenza di alternative, a tutto svantaggio dell’ambiente.
Fondamentale trovare sistemi alternativi di movimento che Legambiente ha individuato nelle due ruote e nella condivisione dei mezzi di trasporto: la sua proposta per una ripresa efficace nel rispetto della vivibilità delle nostre città prevede infatti il potenziamento della sharing mobility e il raddoppio dei chilometri delle piste ciclabili.
Certo, nel nostro Paese la propensione a muoversi in bicicletta è bassa e in un perfetto circolo vizioso da una parte gli italiani usano poco la bici e dall’altro nelle città mancano le ciclabili.
Secondo la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), infatti, solo 5 italiani su 100 vanno in bicicletta: si passa dal 30% in alcune regioni del Nord, allo zero virgola di alcune regioni del Mezzogiorno.
Nelle nostre città gli intrepidi che sfruttano le due ruote per muoversi sono soltanto – secondo uno studio di Unioncamere e Legambiente – 700mila.
Mobilità urbana sostenibile: bicicletta e sharing
Se non ci sono dubbi sui vantaggi per la salute del muoversi in bicicletta, il mezzo garantisce anche un corretto distanziamento sociale, oltre a evitare un congestionamento del traffico e portare a zero l’inquinamento prodotto.
Il problema è soltanto garantire ai ciclisti la sicurezza che troppo spesso manca nelle nostre città; per farlo è necessario un raddoppio dei chilometri delle piste ciclabili – intervento già previsto nei Piani urbani per la mobilità sostenibile. Le risorse ci sono, serve soltanto la volontà politica per farlo – e per vincere le resistenze di automobilisti e commercianti, che, per esempio, a Milano stanno dissentendo fortemente sulla nuova ciclabile di corso Buenos Aires.
In essere attualmente ci sono progetti per 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km di quelle già esistenti in 22 città italiane. Per accelerare il corso dei progetti, suggerisce Legambiente, si potrebbero attivare percorsi ciclabili temporanei, da trasformare successivamente in piste definitive nei mesi successivi – come avviene in altre parti del mondo.
Ma certamente non bastano le due ruote a garantire una ripartenza sostenibile per tutti: per questo sarà anche necessario potenziare la disponibilità di biciclette, e-bike, monopattini e scooter elettrici, riducendo i costi di utilizzo e ampliando le aree di circolazione, che dovranno includere anche quelle periferiche dei centri urbani.
Si deve fare di più ma, certamente, non partiamo da zero: la base di partenza riguardo alla sharing mobility, in Italia, è buona: lo testimonia il recente riconoscimento conferito a Milano, che si è aggiudicata il Carsharing city award 2020, promosso da Csa, associazione internazionale dello sharing, superando altre città metropolitane del calibro di Madrid, Monaco, Parigi, Vancouver e Calgary.
“3mila auto, 13mila bici, 2.600 scooter, 2.200 monopattini (presto saranno 6mila)” spiega il sindaco Beppe Sala parlando della flotta in condivisione della sua città.
Tuttavia, il tempo stringe. Per il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini “non sono ammessi ritardi di nessun tipo: se davvero si vuole avviare una ripartenza urbana green e sostenibile, non si perda questa importante occasione”.
D’altra parte, le risorse economiche per le nuove ciclabili ci sono grazie ai “150 milioni di euro stanziati nella Legge di Bilancio 2020 per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani“.