19 Aprile 2024
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farming for future

La Farming for future è già qui

Di agricoltura si vive, ma l'attuale impronta ecologica del sistema non è più sostenibile. Per uscire dalla melma arrivano le tecnologie che permettono una coltivazione mirata con minor ricorso di materie prime. È questa la nuova frontiera dell'agroecologia che ha bisogno di mettere in campo profonde conoscenze

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Le aziende agricole di tutto il mondo, italiane comprese, sono chiamate al più presto a una svolta per attutire la loro impronta ambientale. I dati parlano chiaro: il settore è responsabile del 7/8% delle emissioni di gas serra (fonte: Ispra).

E ancora una volta la tecnologia sembra essere la strada giusta. Lo riconosce anche la Pac (Politica agricola comune), recentemente approvata dalla Ue e che entrerà in vigore dal 2023: gli ingredienti del Farming For Future sono un connubio tra agroecologia e agricoltura 4.0.

L’ottimizzazione e l’efficienza dei processi produttivi, ma anche la riduzione degli sprechi, aumentano la sostenibilità di tutto il sistema. Ma è richiesto anche un salto di qualità a livello di formazione.

Precision farming, digitalizzazione del lavoro con uso di big data e Internet of thing richiedono elevate competenze e investimenti maggiori (in media del 2-6%), ma a quanto pare potrebbero consentire una riduzione di consumi di combustibile di almeno il 10-15% e dei tempi di lavorazione fino al 35%; un calo dei costi medi di produzione di almeno il 10-15%; un aumento delle rese stimato del 7-15% per i cereali e, infine, in allevamento, un incremento della produzione di latte del 10-15%.

I fondi non mancano: “Le misure inserite nel Pnrr – commenta Piero Gattoni,presidente del Cib – Consorzio Italiano Biogas – dimostrano una grande attenzione verso la transizione ecologica e la digitalizzazione; con le innovazioni tecnologiche di cui disponiamo oggi saremo in grado di produrre di più utilizzando meno risorse e in modo più efficiente“.

Inoltre, l’Osservatorio Smart Agrifood stima il valore del mercato italiano dell’agricoltura 4.0 in 540 milioni di euro con un trend di crescita annuale costante del 15-20% (pari alla crescita media nell’Ue) e con un’applicazione effettiva ancora limitata al 3-4% della superficie coltivata.

L’agricoltura 4.0 consente il monitoraggio delle diverse fasi dei processi produttivi, grazie ad applicazioni e tecnologie digitali interconnesse fra loro. In questo modo si possono raccogliere grandi quantità di dati da ogni step della filiera, dall’azienda agricola al consumatore finale, su cui basare quale azione svolgere al momento più opportuno e nel punto più giusto.

In pieno campo eliminando le sovrapposizioni, si sono già ridotti sensibilmente gli sprechi di tempo, si è ottimizzato l’utilizzo dei fattori di produzione (sementi, concimi, fitofarmaci) e si è ridotto il consumo di gasolio ottenendo una riduzione dei costi, dell’usura delle macchine e un aumento della sostenibilità ambientale. In più, l’elaborazione dei dati sta consentendo l’ottimizzazione della produzione e della qualità dei raccolti.

Con lo stesso approccio, l’implementazione delle innovazioni sta consentendo un incremento della produzione di latte per capo al giorno anche del 15%, associato a un significativo incremento dello standard di benessere animale.

Insomma, da un sistema agricolo che per produrre fertilizza la coltura si deve arrivare a un sistema agricolo che, con una gestione agronomica mirata, fertilizza il sistema favorendo l’incremento di sostanza organica e lo stoccaggio del carbonio nei suoli, una delle funzioni strategiche del settore nella lotta al cambiamento climatico.