23 Aprile 2024
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IT più sostenibile? I consigli per ridurre le emissioni

Secondo uno studio della Commissione Europea, entro il 2040 dispositivi e infrastrutture IT produrranno a livello globale il 14% delle emissioni di anidride carbonica rispetto all’attuale 2-3%. Il contributo di tutti, dalle aziende ai singoli utenti, sarà fondamentale per invertire la tendenza. Vediamo come.

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Entro il 2040 dispositivi elettronici, applicazioni aziendali, pc, server e infrastrutture digitali arriveranno a produrre il 14% delle emissioni globali di CO2 rispetto a un attuale contributo del 2-3%. A lanciare l’allarme è uno studio della Commissione Europea, impegnata a sensibilizzare su un tema spesso ignorato o, comunque, dibattuto solo per quanto riguarda i consumi energetici dei grandi data center o di alcune specifiche applicazioni, come l’Intelligenza Artificiale e le criptovalute. In realtà, l’impronta di carbonio degli strumenti digitali è molto più ampia e riguarda ognuno di noi, soprattutto se si considera il numero di dispositivi che utilizziamo ogni giorno a livello personale e lavorativo. Si tratta di una numerica in crescita costante, che dovrebbe spingere tutti a interrogarsi sull’impatto ambientale della tecnologia che usiamo: un impatto ormai fuori controllo se si pensa che il 14% delle emissioni stimate entro il 2040 rappresenta la metà delle emissioni di CO2 prodotte nel 2021 da tutto il trasporto su strada.

Urge, allora, mettere in atto azioni concrete per invertire la tendenza e rendere al più presto sostenibile anche l’IT. Della sua caratteristica poco green sembrano essere ignari tutti, persino le aziende, anche quelle che da tempo stanno adottando strumenti digitali per trasformare i processi e tagliare le proprie emissioni. Concentrate sull’uso della tecnologia per centrare questi obiettivi, spesso queste realtà non sono per niente consapevoli delle emissioni crescenti prodotte dall’utilizzo delle tecnologie adottate. E d’altra parte, va detto, oggi non esistono strumenti standard in grado di quantificarle in modo olistico e con il necessario livello di dettaglio. A confermarlo sono gli esperti di Oliver Wyman, realtà di riferimento nel mondo della consulenza strategica, che alle aziende segnalano la possibilità di identificare le maggiori fonti di emissione di CO2 effettuando alcune semplici misurazioni dei loro server. Quello dei data center è, tra l’altro, un ambiente in cui sono disponibili tantissime opzioni di ottimizzazione, come gli strumenti pensati per un bilanciamento più green dei carichi o il ricorso a fonti energetiche più sostenibili.

Sul fronte degli utenti, il consiglio alle aziende da parte di Oliver Wyman è soprattutto quello di promuovere azioni di sensibilizzazione per quanto riguarda i consumi energetici dei browser, delle app di sicurezza e del software in generale, in modo da stimolare un uso più consapevole dal punto di vista ambientale dei dispositivi dati in dotazione. Parallelamente, viene suggerito di fare pressione sugli sviluppatori affinché, già in fase progettuale, venga considerata la sostenibilità tra i requisiti non funzionali da supportare. Insieme a tutto questo, alle aziende viene poi raccomandata la creazione di una lista di indicatori chiave, basati sulla propria effettiva maturità green. Tra questi indicatori, andrebbe inclusa la percentuale dei fornitori selezionati sulla base delle loro credenziali ambientali e il volume di dispositivi hardware riciclati o rigenerati, utilizzati in azienda. Come detto, per contrastare il crescente impatto della tecnologia sull’ambiente non è, però, sufficiente la sola mobilitazione del mondo aziendale. Occorre anche il contributo degli utenti privati, che attraverso un uso più consapevole dei dispositivi personali possono aiutare a ridurre in modo importante le emissioni prodotte dai device IT a livello globale. A questo proposito, sono molti i piccoli accorgimenti a disposizione di tutti. Innanzitutto, impostare le opzioni di power saving offerte dai sistemi operativi; poi, ridurre la luminosità dei display, chiudere i programmi che non sono necessari, spegnere del tutto i pc quando non vengono utilizzati a lungo, lavorare a più mani sui documenti tramite link a cartella condivisa e, infine, al momento dell’acquisto, consultare sempre le stime dichiarate dai produttori sull’impatto ambientale dei dispositivi.