Il mercato dell’IoT – Internet of Things, ovvero tutti i dispositivi intelligenti, dotati di microchip e collegati in rete – nonostante un rallentamento avvenuto nel 2020 dovuto alla pandemia, è enorme e vale, in Italia circa 6 miliardi di euro (fonte Osservatorio del Politecnico di Milano).
E se approfondiamo, il suo destino è quello di esplodere perché la ricerca di strumenti digitali di controllo, di ottimizzazione e di gestione intelligente del mondo reale sono fortissimi.
Le principali aree di sviluppo dell’IoT riguardano lo smart metering – contatori intelligenti (1,5 mld) -, le auto connesse (1,18 mld) e gli smart building (685 mln), ma la richiesta è forte anche in tutti i settori smart: Agricolture, Factory, Logistics e City… perché per risparmiare risorse e rendere efficienti i consumi energetici è fondamentale conoscerne gli andamenti e le dispersioni.
Solo misurando è possibile ottimizzare ed ecco allora che l’industria intera – soprattutto quella grande, che più delle altre consuma e ha bisogno di fare efficienza – si dà da fare per portare l’intelligenza al suo interno: il 68% delle grandi aziende ha progetti attivi contro soltanto il 29% delle Pmi.
Non è un caso questa disparità che non è dettata soltanto dalla capacità di fare investimenti; secondo Idc, infatti, il grado di competitività delle imprese dipenderà sempre di più dal digital reach, cioè dalla capacità di gestire servizi digitali ovunque il business lo richieda.
Grazie all’IoT le imprese avranno l’opportunità di portare sul mercato prodotti e servizi più personalizzati, aumentando la loro efficienza e creando migliori esperienze per i consumatori.
Che, soprattutto nelle grandi città, si trovano a dover coniugare sempre più spesso la necessità di essere sostenibili e green, con l’efficienza negli spostamenti, nei parcheggi e nella scelta dei servizi.
Ecco allora che nei prossimi anni si svilupperanno servizi intelligenti che faranno nascere davvero la smart city; alcune esperienze cominciano ad affacciarsi anche in Italia.
Come il progetto Sensoworks Smart City, un ecosistema nel quale le piattaforme software e i dispositivi connessi – includendo anche lampioni intelligenti, automobili, wearable e smartphone – interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo smart parking alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo smart hospital.
Un esempio pratico di questo progetto è il dispositivo realizzato da Sensoworks: si tratta di un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che – mediante misuratori di peso, di pH, di gas e altri sensori, includendo anche un accelerometro – è in grado di misurare e di comunicare il tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.
Con sensori e applicazioni di questo tipo sarà facile, quindi, realizzare applicazioni che in modo intelligente ci avviseranno dei migliori percorsi per evitare i congestionamenti del traffico e segnaleranno le zone in cui sono disponibili posteggi.
Tra le quattro mura, lo Iot promette anche di più. Fino ad arrivare a svolgere funzione di maggiordomo. “Non conoscono nessun che non sia rimasto affascinato da quello che possono fare gli assistenti vocali in ambito domotica – spiega Alessio Bandera, product marketing per le soluzioni connesse di Vaillant Italia . La caldaia si accende dando una voce a Siri & colleghe e la si regola pure gestendo al meglio il termostato. Anche se da remoto.
“Ma penso anche a come l’assistenza tecnica riesca a ottimizzare il proprio lavoro – aggiunge Bandera – proprio perché riesce a tenere sotto controllo lo stato della caldaia. E nel caso sa come e quando intervenire“.
Una volta che la caldaia è in Iot sarà interfacciabile con la domotica totale. Un cervello unico che avrà tutto sotto controllo. Domotica connessa con cervello intelligente. Cosa chiedere di più a un maggiordomo?