26 Aprile 2024
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In Europa è tempo di Hydrogen economy

Cresce in Europa la capacità di elettrolisi installata. Va, così, ad espandersi il perimetro di una Hydrogen economy destinata a raggiungere entro il 2030 una produzione interna di idrogeno verde pari a 10 milioni di tonnellate, con importanti ricadute su tanti settori industriali

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Il mercato dell’idrogeno è in piena espansione. A trainarne lo sviluppo è soprattutto l’Europa, considerata leader in questo ambito per gli ambiziosi obiettivi dichiarati da tempo. Obiettivi che si stanno traducendo in numeri sempre più concreti, illustrati da Hydrogen Europe nel suo recente report intitolato ‘Hydrogen – Enabling a zero-emission society e presentato durante la COP27.

Secondo questo rapporto, ad agosto 2022 la capacità di elettrolisi installata in Europa aveva già raggiunto i 162 MW operativi, con un incremento significativo rispetto agli 85 MW del 2019. In crescita anche le dimensioni medie dei progetti, passati dagli 0,9 MW del 2019 a 1,1 MW del 2022, mentre la capacità dell’elettrolizzatore più potente in attività è passata dai 7 MW del 2019 ai 20 MW del 2022. Un balzo in avanti che vedrà un ulteriore progresso nel 2023, quando debutteranno elettrolizzatori da 50 e 100 MW.

A fronte di queste evoluzioni, Hydrogen Europe mette, tuttavia, in guardia sul pieno raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea, che entro il 2030 vuole raggiungere una produzione interna di idrogeno rinnovabile pari a 10 milioni di tonnellate. Una cifra che si avvicina alla capacità produttiva già oggi garantita in Europa, dove si producono circa 11,5 milioni di tonnellate annue di idrogeno (di cui oltre la metà concentrate in cinque soli Paesi: Germania, Olanda, Polonia, Italia e Francia). In questa cifra è incluso, però, l’idrogeno grigio, vale a dire quello ottenuto con un processo di elettrolisi basato su combustibili fossili, quindi inquinante.

Si calcola che per arrivare a produrre quei 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde dovrà essere installata entro il 2030 una capacità di elettrolisi pari a 140 GW. Un target decisamente molto ambizioso. Ad oggi i progetti annunciati arrivano a circa 138 GW complessivi, ma molti sono ancora in fase di concept e altri potrebbero non vedere mai la luce. Va detto, però, che oltre all’idrogeno verde, molte aziende europee stanno continuando a pensare di produrre idrogeno con processi basati su combustibili fossili corretti da tecnologie capaci di catturare il carbonio, riuscendo così a ridurne le emissioni di CO2. Si tratta del cosiddetto idrogeno blu, attualmente prodotto in Europa solo da tre impianti, che potranno, però, essere presto affiancati da numerosi altri su larga scala, raggiungendo una capacità stimata di 17 GW entro il 2030.

In prima linea nell’utilizzo dell’idrogeno verde reso in futuro disponibile si colloca soprattutto il settore siderurgico, pronto ad assorbire la metà dell’intero fabbisogno espresso in ambito industriale. Tra i vari Paesi è, invece, la Germania a far registrare ad oggi la maggiore richiesta, con una domanda calcolata da Hydrogen Europe attorno ai 2,1 milioni di tonnellate annue di idrogeno. La seguono Svezia, Francia e Spagna. La richiesta italiana si ferma a 287.000 tonnellate, in base a un calcolo che, però, prende in considerazione solo i progetti resi noti ad oggi.

Oltre l’Europa

Lo studio è stato l’occasione anche per gettare uno sguardo oltre i confini europei e analizzare le politiche dei Paesi con i programmi più ambiziosi per quando riguarda la produzione d’idrogeno: Stati Uniti in testa. Qui non solo sono stati stanziati 8 miliardi di dollari per la creazione di nuovi hydrogen hub, ma è stato definito anche un credito di imposta di 3 dollari al kg per rendere assolutamente competitiva la produzione di idrogeno elettrolitico con steam reforming. Tra gli altri Paesi che stanno cercando di emergere come leader nella produzione e nell’esportazione di idrogeno vanno, poi, citati Australia, Egitto, Cile e Namibia. Per quanto riguarda l’Asia, il report segnala, invece, come la Cina stia facendo concorrenza ai produttori occidentali mettendo a disposizione soprattutto tecnologie a minor costo, puntando così ad aggiudicarsi una quota significativa del mercato dei componenti per la produzione dell’idrogeno.

Vaillant è hydrogen ready

Con l’espansione dell’hydrogen economy europea, sul mercato si stanno moltiplicando le aziende interessate a utilizzare l’idrogeno per rendere più sostenibili i propri prodotti. Da questo punto di vista, uno dei settori più effervescenti è quello del comfort domestico. Qui spicca, in particolare, il nome di Vaillant, azienda che da tempo è impegnata a sviluppare soluzioni di riscaldamento basate proprio sull’utilizzo dell’idrogeno. “Per Vaillant Group, sostenitrice della transizione energetica e precorritrice delle strade più sfidanti, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di modelli di vita e di consumo sostenibili sono priorità irrinunciabili”, ha dichiarato Gherardo Magri, AD di Vaillant Group Italia, che prosegue: “nel nostro ruolo di leader e pionieri del settore siamo determinati nel preparare il mercato italiano all’imminente era dell’idrogeno, prima che questa diventi realtà”. Nel segmento delle caldaie a condensazione a gas è, per esempio, in preparazione per diversi modelli Vaillant la certificazione CE per una miscela di idrogeno al 20%. Modelli come quelli della gamma ecoTEC plus, dotata del sistema di combustione IoniDetect, capace di riconoscere automaticamente il gas di alimentazione e adattarsi alle sue fluttuazioni.