Le vacanze 2021 si affacciano al nostro calendario con due nuovi trend: green pass alla mano e distacco dai device. La tendenza è chiara, in molti hanno intenzione di girare liberamente, ma di lasciarsi alle spalle – almeno per qualche giorno – il quotidiano collegamento digitale.
Si chiama digital detox. Come farlo e perché farlo lo spiega Alessio Cariofi, docente in marketing e digital wellbeing: “Il digital detox è nato qualche anno fa per combattere l’ansia da social, la così detta Fomo – Fear of missing out -, ossia la paura di essere tagliati fuori e perdersi qualcosa di importante, una forma di stress legato alla necessità di restare costantemente attaccati al cellulare per seguire gli aggiornamenti continui dei social. Oggi, però, questa espressione si intona benissimo con la necessità di disconnettersi e disintossicarsi dai dispositivi digitali e ritrovare una dimensione più umana e reale“.
Ma dove fare un sano digital detox? Barca e rifugi in montagna sembrano essere i luoghi più sicuri e lontani dalle connessioni.
Perché scegliere la barca
Il costante contatto con la natura, il rollio delle onde e il sole sulla pelle sono concetti che al solo pensiero hanno già un potere distensivo. Il blu del mare e del cielo hanno sulla mente un effetto rilassante.
Lontani da distrazioni costanti e impegni digitali, dove gli unici orari da rispettare sono quelli della natura, è possibile andare in cerca della serenità e combattere lo stress.
La barca aiuta, inoltre, a concentrarsi sul necessario ancora prima di partire, per esempio al momento di fare il bagaglio. La necessità di collaborare con altre persone aiuta ad allenare l’empatia. Infatti, in un contesto di condivisione degli spazi è necessario porsi in ascolto dell’altro e rispettarne i bisogni, riscoprendo così il bello di lavorare in squadra.
L’ultima connessione ammessa è quella alla piattaforma Sailogy, che facilita il noleggio di barche in tutto il mondo con o senza skipper. Qui è possibile trovare anche un nuovo tipo di retreat: il viaggio trasformativo, un tipo di soggiorno in barca dedicato alla disconnessione e allo sviluppo personale sotto la guida proprio di Cariofi.
Perché andare per rifugi
La fatica nelle gambe deve esserci: altrimenti non si potrà dire di essere arrivati in un rifugio montano. Qui il nostro orecchio sarà trastullato dal ruscello o dallo scroscio della cascata; dal richiamo dei canti degli uccelli fino – se si è fortunati – allo stridio delle aquile.
E dalle serate attorno a una tavolone a parlare con altri viandanti con cui si condivide anche i cameroni. Zaino in spalla, anche in questo caso è utile selezionare adeguatamente il carico.
Che deve per forza prevedere indumenti di diverso peso: pronti per il caldo del giorno, coperti per quando cala il sole. Pronti anche alle intemperie: la crisi climatica non risparmia né Alpi, né Appennino. Tenetelo presente.
Un taccuino: quello non dovrebbe mancare nel kit da portarsi dietro. Prendete appunti dei vostri pensieri. Saranno indimenticabili. In entrambi i casi il cellulare potete metterlo in modalità aereo e tenerlo in carica solo per scattare le foto della natura che vi circonda. Il top comunque sarebbe rispolverare la Reflex. Ce l’avete ancora?