Presi dalla storia e dalla curiosità di sapere come andrà a finire, tendiamo a dimenticarci che quella cinematografica è un’industria che muove macchinari e persone, spesso in giro per il mondo, che consuma energia e produce rifiuti ed emissioni.
Le quantità variano parecchio a seconda delle dimensioni della produzione, della sua durata (un film è ovviamente diverso da una serie che dura più stagioni), della composizione del mix energetico del Paese in cui vengono effettuate le riprese e delle misure che vengono adottate per ridurre gli impatti.
Per avere un’idea delle quantità in gioco si può per esempio guardare al report Close Up: Carbon Emissions of Film and Television Production elaborato dalla Sustainable Production Alliance, un consorzio a cui partecipano Amazon Studios, Amblin Partners, Disney, Fox Corp., Nbc Universal, Netflix, Participant, Sony Pictures Entertainment, ViacomCbs e WarnerMedia, riferito agli anni tra il 2016 e il 2019.
I numeri non sono trascurabili: per i film a grande budget si arriva a una media di quasi 3.400 tonnellate di CO2 (per avere un confronto, si stima che per un viaggio in aereo da Milano a New York venga emessa poco più di una tonnellata di CO2 a passeggero), mentre le produzioni più piccole sfiorano in media le 400 tonnellate.
Anche le serie pesano: quelle con puntate che durano un’ora arrivano a quasi 80 tonnellate per episodio, quelle più brevi una ventina.
Accanto alla consapevolezza degli impatti si stanno diffondendo le iniziative per ridurli. Un primo esempio virtuoso è quello di T-Green Film, un protocollo sviluppato nel 2017 da Trentino Film Commission insieme all’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente di Trento, che nel 2019 è stato poi aggiornato in Green Film, in modo da poter essere utilizzato anche fuori dalla Provincia di Trento.
Da allora il Green Film – che tiene conto di criteri come il risparmio energetico, scelta degli alloggi e trasporti, servizi di catering, selezione dei materiali, gestione dei rifiuti e comunicazione – è stato adottato da un numero crescente di soggetti.
Cineregio, l’associazione europea dei fondi regionali per l’audiovisivo, lo ha per esempio messo a disposizione dei propri associati e diversi fondi in vari Paesi europei lo hanno scelto come requisito obbligatorio (Wallimage in Belgio) o come linea guida (in Spagna e in Norvegia).
A oggi tre società di auditing internazionali, Bureau Veritas, Dnv e Rina, si sono accreditate come organismi di verifica e così la certificazione è ottenibile anche da progetti prodotti in altri Paesi e da co-produzioni internazionali.
Nel 2021 Green Film è stato adottato dalla Italian Film Commission, con l’obiettivo di incentivare la sostenibilità ambientale nel cinema.
Ultimo sviluppo, Trentino Film Commission è stata invitata al South By Southwest, un evento che si è svolto in Texas dedicato alla promozione della sostenibilità nell’industria del cinema, per presentare l’esperienza di Green Film.
Che il tema sia caldo è dimostrato anche dal fiorire di iniziative. A metà maggio si è svolto a Roma Ecocinema, Italia: L’audiovisivo diventa Green, un seminario a cui hanno partecipato diversi soggetti che hanno discusso sulle politiche pubbliche relative all’implementazione delle procedure green nel settore audiovisivo e sui modi in cui il cinema può raccontare l’ambiente.
Intanto sono iniziati i corsi al CinemAbruzzo Campus, la prima residenza artistica in Europa interamente dedicata alla produzione cinematografica eco-sostenibile, dedicata ai filmmaker under 35 di tutto il mondo.
Qui si seguono lezioni teoriche sul green producing e sulle più importanti questioni ambientali, oltre a incontri con professionisti del settore e approfondimenti tematici, dalla preproduzione alle strategie di audience development.
Durante la residenza verranno realizzati sette progetti audiovideo, tutti rigorosamente carbon neutral e nel mese di settembre verrà completato un progetto audiovisivo che sarà poi distribuito e proiettato all’interno di rassegne locali e nazionali.