19 Aprile 2024
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Idrogeno, ai nastri di partenza le prime hydrogen valley italiane

Firmati i protocolli di intesa che danno il via ad alcuni progetti bandiera proposti da cinque regioni apripista: Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia. Anche in Italia partiranno, così, ufficialmente i primi siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse

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Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del pianeta, l’idrogeno verde gioca un ruolo da protagonista assoluto anche nei piani europei dedicati alla transizione energetica. Secondo il rapporto Hydrogen Roadmap Europe: Un percorso sostenibile per la transizione energetica europea, entro il 2050 il suo utilizzo non solo contribuirà a tagliare 560 milioni di tonnellate di CO2, ma arriverà addirittura a soddisfare il 24% della domanda interna di energia. Un traguardo che sta spingendo a investire in modo sempre più consistente in questa direzione, con iniziative europee concrete che si stanno moltiplicando in tutti i Paesi UE, Italia compresa.

Qui, in particolare, sono stati sottoscritti di recente i primi protocolli di intesa su alcuni progetti bandiera proposti da cinque regioni apripista (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia), che così potranno presto realizzare siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse, vale a dire già collegate alla rete elettrica e ben inserite in contesti produttivi: caratteristiche che rendono più semplice installare in queste zone elettrolizzatori da alimentare con energia rinnovabile. Si tratta dei primi accordi firmati all’interno della Missione 2 del PNRR “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, pronta a mettere a disposizione 500 milioni di euro per la creazione di vere e proprie hydrogen valley italiane. ‘Valli dell’idrogeno’ destinate a moltiplicarsi su tutto il territorio italiano, a patto che rispettino il doppio impegno di non oltrepassare le 3 tonnellate di anidride carbonica per tonnellata di gas prodotto e di generare entro il 2026 una potenza variabile tra 1 e 5 megawatt.

I progetti regione per regione

L’idea dei progetti bandiera è nata per promuovere le iniziative a livello territoriale. Nello specifico, nei mesi scorsi a ogni regione il Dipartimento per gli Affari Regionali ha chiesto di identificare progetti che potessero essere di rilevanza strategica per il proprio territorio. Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia sono le prime ad aver visto accettare i progetti presentati e ad aver sottoscritto i protocolli, entrando così ufficialmente nella fase attuativa.

“Il Piemonte è una realtà che ha necessità di convertire la propria industria automobilistica tradizionale, ha il Politecnico, ha l’energia idroelettrica in grado di alimentare la produzione dell’idrogeno verde, quindi, ha le carte in regola per ottenere investimenti che per noi vogliono dire recuperare aree dismesse, le ex aree industriali, ma soprattutto nuova occupazione” ha commentato Alberto Cirio, Presidente del Piemonte.

Michele Emiliano, il Governatore della Puglia, ha sottolineato che quello della Puglia è un progetto ambizioso, strategico non solo per la regione, ma per tutta l’Italia. “La Puglia è la prima produttrice italiana di energie da fonti rinnovabili. Abbiamo dato la piena disponibilità al Governo di varare ulteriori impianti anche off shore per aumentare questa capacità produttiva e questa è un’opportunità. Abbiamo, inoltre, candidato Taranto ad essere il polo, se possibile nazionale, per la sperimentazione delle tecnologie che consentiranno di usare l’idrogeno anche nella fase industriale dell’acciaio”.

Vito Bardi, Presidente della Basilicata ha ricordato come questa sia da sempre la regione del petrolio, del gas e dell’eolico, e come ora voglia diventare terra dell’idrogeno. Bardi ha parlato di siti “di stoccaggio e distribuzione di Idrogeno e Metano liquido nelle principali aree industriali della Basilicata”, sottolineando anche l’interesse alla creazione di “un Centro di alta tecnologia nazionale per la realizzazione di progetti di ricerca sulla mobilità ad idrogeno”.

“Siamo all’inizio di un percorso”, ha dichiarato Massimiliano Fedriga, Presidente del Friuli, chiarendo come l’idea di fondo dei progetti sia quella di “specializzare le iniziative su temi specifici dell’idrogeno così da espandere le best practice a livello nazionale”.  Un’idea rimarcata anche da Donatella Tesei, Presidente dell’Umbria, pronta a evidenziare come l’interesse della regione sia quello di diventare uno dei poli pilota a livello nazionale.

Il supporto dal mondo delle imprese

Parallelamente ai progetti pilota presentati dalle regioni, sul territorio italiano si sta strutturando un sistema di imprese sempre più attive per quanto riguarda la promozione di iniziative legate all’idrogeno. Tra queste realtà spicca Vaillant Group Italia. “Il nostro contributo al tema dell’idrogeno è stato fin da subito molto concreto. Da una parte, infatti, ci siamo immediatamente attivati sviluppando soluzioni specifiche Hydrogen ready, dall’altra abbiamo avviato importanti collaborazioni con enti e organizzazioni che ne promuovo l’utilizzo” afferma Roberto Cortese, Responsabile dei rapporti con le associazioni di settore all’interno di Vaillant Group Italia. Interessante, in particolare, l’intesa con l’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, interessata a realizzare alla fine della prossima primavera un nuovo distretto dell’idrogeno presso il proprio Centro Ricerche Casaccia, a circa 25 km a nord di Roma. “Qui l’ENEA intende avviare la produzione di idrogeno verde per distribuirlo tramite stazioni di ricarica a tutti i mezzi Hydrogen ready, simulandone anche l’utilizzo all’interno di stazioni di consumo destinate all’utenza domestica, ossia apparecchi a gas fino a 35 kW. La nostra collaborazione si inserisce in questa seconda iniziativa, che ci vedrà fornire due apparecchi a condensazione della linea ecoTEC plus, già oggi in grado di funzionare con un mix di gas naturale e idrogeno al 20%” spiega Cortese, sottolineando come l’interesse di Vaillant sia quello di dimostrarne il massimo livello di sicurezza.