26 Aprile 2024
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Giornata Internazionale della Felicità, essere felici è un diritto

Celebrata il 20 marzo in tutto il mondo, così stabilito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata Internazionale della Felicità riconosce la felicità come uno dei diritti fondamentali dell’uomo e promuove un approccio più inclusivo, equo e bilanciato alla crescita economica, chiamata a puntare a uno sviluppo sostenibile, all’eliminazione della povertà e al benessere di tutti

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Un giorno interamente dedicato alla felicità per ricordare a tutti che essere felici è un’aspirazione universale e che la politica pubblica è tenuta a riconoscerne l’importanza in tutti i suoi obiettivi. A promuoverlo è stata la stessa Assemblea Generale delle Nazioni Unite che nel 2012 ha istituito la Giornata Internazionale della Felicità, indicandone anche la data: il 20 marzo. Un giorno non casuale, considerata la coincidenza con l’Equinozio di primavera: giornata simbolo della rinascita della natura, quando le temperature si fanno più calde e i colori tornano ad accendersi influenzando positivamente l’umore di tutti.

Questa la risoluzione con cui l’Assemblea ne dichiara l’istituzione: “L’Assemblea generale […] consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità (International Day of Happiness), invita tutti gli Stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica”.

La felicità viene riconosciuta, quindi, come diritto fondamentale dell’uomo, da promuovere, tutelare e garantire in ogni sua forma, anche attraverso uno sviluppo sostenibile e una crescita economica che punti a un benessere che sia davvero diffuso. Nel 2015, l’ONU è tornata su questo concetto, ribadendo all’interno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile quelli che sono considerati gli aspetti chiave per arrivare alla felicità: la riduzione delle disuguaglianze, lo sradicamento della povertà e la protezione del pianeta. La felicità del singolo non può essere svincolata, infatti, da quella della società in cui si vive. Ed è per questo che la società è chiamata a compiere scelte responsabili, contribuendo alla realizzazione di un benessere da perseguire in tutti i vari contesti: da quelli lavorativi a quelli scolastici, fino a quelli familiari.

Ma la felicità è misurabile? E se lo è, quali sono oggi i Paesi più felici? A questa domanda l’ONU risponde ogni anno con un rapporto, il World Happiness Report, che stila la classifica delle nazioni più felici sulla base di alcuni criteri come il PIL pro capite, il welfare, le aspettative di vita, la libertà, l’assenza di corruzione e la cooperazione sociale. Oltre 130 i Paesi valutati in base alle dichiarazioni dei loro stessi abitanti, che anche per l’edizione 2023 del report hanno stabilito un podio tutto ‘nordico’, Paesi che della felicità hanno fatto ormai un vero e proprio stile di vita. Al primo posto per il sesto anno di fila si classifica la Finlandia, seguita da Danimarca e Islanda. Gli altri due Paesi della Top sono 5 Israele e Paesi Bassi. Seguono Svezia, Norvegia, Svizzera, Lussemburgo e Nuova Zelanda. E l’Italia? Rispetto all’anno scorso perde posizioni, scendendo alla numero 33, subito dopo la Spagna e prima del Kosovo.

Il contributo aziendale alla felicità del singolo

Sulla spinta delle iniziative lanciate a livello internazionale, anche all’interno delle aziende si sta ormai iniziando a registrare una crescente attenzione nei confronti del tema ‘felicità’, tradizionalmente considerato estraneo a questo ambito. Tra le realtà oggi più attive va sicuramente citata Vaillant Group Italia, azienda che non solo considera la felicità dei suoi dipendenti un valore centrale del suo DNA, ma invita anche i più pragmatici a riflettere su quanto costi cara l’infelicità alle aziende. “In Vaillant consideriamo il tema della felicità come centrale e siamo consapevoli che lavorare per costruire la propria felicità possa essere ‘nelle nostre mani’ molto più di quanto si creda. Proprio questa è la parte su cui vogliamo concentrarci: da un lato, la felicità può essere infatti allenata e quindi considerata come una competenza, dall’altro, sta alle aziende la responsabilità di creare condizioni che possano far stare bene le persone. In entrambi i casi si parte dall’accrescere consapevolezza attorno al tema” afferma Debora Maja, HR Director Vaillant Group Italia. Per accrescerla, quest’anno l’azienda ha deciso di avviare il programma “I dintorni della felicità”, un programma in cui tutta la popolazione aziendale sarà coinvolta, da un lato, in workshop e allenamenti quotidiani attorno alla costruzione della felicità soggettiva e, dall’altro, nello sviluppo della sicurezza psicologica in ambito organizzativo. “Siamo convinti, infatti, che il modo migliore per avere una buona idea passi, in primis, dal fatto di potersi sentire completamente liberi nell’esprimerla” conclude Maja.