28 Marzo 2023
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mobilità elettrica

Elettroni in movimento

È sempre più importante muoversi al meglio anche per salvaguardare il portafogli alla luce degli sbalzi dei costi di benzina e diesel. La soluzione è l'elettrico? I risultati sembrano dare la conferma a questa tesi

Tempo di lettura: 2 minuti

È sempre più un’impresa viaggiare con serenità: costi in aumento; consapevolezza di quanto e come si inquina; sicurezza. La mobilità sostenibile, insomma, è sempre più un assillo per gli italiani.

Figurarsi quando ci si appresta ad acquistare una nuova automobile: a parte i tempi di consegna l’analisi di quale trazione scegliere è un incubo. Anche se i dati dimostrano che l’elettrico non dispiace agli italiani.

Nonostante lo scetticismo di molti sull’affidabilità di una tecnologia che in realtà vanta oltre un secolo di età, a dispetto dei tentativi, nemmeno troppo velati, di una parte dei settori industriali più retrivi di intralciarne la diffusione, malgrado gli allarmi sulle carenze, reali o immaginarie, del litio e degli altri materiali, a onta delle montagne di fake news che ancora circolano sulla durata delle batterie, la diffusione delle auto elettriche prosegue sempre più spedita.

Nel primo semestre del 2022, l’ultimo per cui ci sono dati consolidati, i veicoli a propulsione elettrica hanno infatti segnato una crescita del 62% su scala globale (e questo sebbene il mercato complessivo delle auto si sia contratto dell’8%).

Gli Ev si confermano sempre più uno degli elementi centrali delle strategie di decarbonizzazione elaborate per contrastare la crisi climatica e questo nonostante i timori legati alla crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina e alle difficoltà nelle supply chain.

Di questo è convinto anche Lars Thomsen, esperto di futurologia che collabora con Juice Technology, un’azienda che la sua sede centrale nei pressi di Zurigo, in Svizzera, che di recente ha presentato un’analisi dello scenario dell’energia, con un focus particolare sulla questione della mobilità.

Giusto per spazzare il campo dai dubbi, Thomsen afferma senza esitazioni che il trionfo della mobilità elettrica è ormai inarrestabile, ipotesi confermata dal fatto che la curva di diffusione degli Ev sta iniziando a crescere in maniera esponenziale.

Sono sempre di più i comuni e città i cui le varianti elettriche di mezzi di trasporto e dei mezzi pubblici vanno a sostituire i veicoli diesel e bus, veicoli commerciali leggeri o taxi a trazione elettrica sono spesso più convenienti rispetto ai corrispondenti alimentati a gasolio o a benzina. Anche nel segmento dei mezzi pesanti si prospetta una massiccia crescita delle propulsioni full electric.

Nel medio periodo resta comunque fondamentale la diffusione delle infrastrutture pubbliche di ricarica: se in Scandinavia, Paesi Bassi e Germania le infrastrutture sono già in una fase molto avanzata, in Spagna, Italia o Grecia il divario resta importante.

Il vantaggio dell’infrastruttura di ricarica è che può essere messa in opera in tempi brevi e sono molti i Paesi in cui le cooperative di cittadini, i comuni e persino i negozi si occupano direttamente di parti della produzione e della distribuzione dell’energia, come già avviene con le Comunità energetiche nel nostro Paese.

Infine, nella sua analisi Thomsen allarga lo sguardo a ricomprendere Stati Uniti e Cina. I primi sono rimasti per anni al palo, ma grazie alle politiche dell’amministrazione Biden stanno recuperando rapidamente terreno, e stanno presentando molti prodotti particolarmente innovativi.

La Cina rimane il principale player del settore e in ambiti chiave quali le batterie, l’elettronica, l’impiego di intelligenza artificiale e della guida autonoma, il Dragone non è solo più avanti, ma è soprattutto più veloce.

Se i player industriali europei e statunitensi non saranno in grado di aumentare drasticamente la propria agilità nell’innovare processi e prodotti, nel medio e lungo periodo la Cina potrà ritagliarsi grosse fette di mercato.

Si aprono spazi enormi di crescita e di innovazione, che il nostro Pase davvero non può permettersi di non sfruttare.