La transizione energetica e lo sviluppo sempre più capillare delle energie da fonti rinnovabili sembra finalmente indirizzata definitivamente, grazie alla pubblicazione da parte del Gse delle regole tecniche che permetteranno l’attuazione delle norme che disciplinano l’autoconsumo collettivo e la nascita di comunità di produzione di energia, le cosiddette Citizens energy community – che insieme alle Renewable energy community formano le comunità energetiche.
Di cosa si tratta? Finora – ovvero fino a prima dell’entrata in vigore delle regole tecniche – la produzione di energia da fonti rinnovabili per autoconsumo era vincolata dal limite 1 generatore-1 consumatore.
In altre parole, per esempio, un condominio poteva installare un impianto fotovoltaico sul proprio tetto, ma utilizzare l’energia verde prodotta unicamente per le necessità delle parti comuni, destinando alla rete la parte non usata.
Al contrario i singoli condomini non potevano usare questa energia per le proprie necessità di consumo. Ora, grazie alla pubblicazione citata, l’autoconsumo collettivo supera il vincolo precedente, offrendo a più consumatori la possibilità di sfruttare un impianto condiviso.
Si attivano, finalmente, le comunità energetiche per i cittadini – che potranno essere davvero il volano definitivo alle energie da fonti rinnovabili nel nostro Paese.
Un percorso lungo e tormentato: basti pensare che la possibilità di aprire a più persone i benefici della produzione comune di energia erano state introdotte nel marzo 2019 con il Milleproroghe (decreto-legge 162/19, all’articolo 42bis).
Per definizione la comunità energetica è “un soggetto giuridico fondato sulla partecipazione aperta e volontaria” che ha lo scopo prioritario di raggiungere benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci. Non certo per scopo di lucro o per fare concorrenza ai gestori energetici.
Le comunità energetiche dei cittadini – le Citizens energy community – possono quindi partecipare alla generazione, alla distribuzione, alla fornitura, al consumo, all’aggregazione, allo stoccaggio dell’energia elettrica, anche non da fonte rinnovabile, ai servizi di efficienza energetica o a servizi di ricarica per veicoli elettrici.
Insomma, la produzione di energia verde può cominciare ad arrivare anche dal basso e mette i cittadini in grado di associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, anche “condividendola“.
Rivendendo alla rete tramite il Gse il surplus… diamo allora il via alla rivoluzione green dell’energia. Finalmente possiamo farlo.