È entrato nel vivo il Fondo Impresa Donna voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico e che mira a rafforzare gli investimenti e i servizi a sostegno dell’imprenditorialità femminile.
La dotazione iniziale, che era di 40 milioni di euro, è stata via via incrementata con altri 400 milioni di euro previsti dal Pnrr nell’ambito della Missione inclusione e coesione.
L’obiettivo della misura è di incentivare la partecipazione delle donne al mondo delle imprese, supportando le loro competenze e la creatività per l’avvio di nuove attività imprenditoriali, nonché la realizzazione di progetti innovativi, attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati.
Ci piace riprendere questa importante notizia proprio a ridosso della storica giornata dell’8 marzo dedicata alle donne, che sono sempre più imprenditrici e danno valore non solo alla propria vita, ma anche a quella dei propri collaboratori.
Unioncamere a tal proposito ha recensito le imprese italiane femminili, che sarebbero al 2021 un milione e 330mila per lo più concentrate attorno a settori del wellness, della sanità e dell’assistenza, della moda, dell’istruzione, del turismo e della cultura.
In realtà c’è molto fermento anche nel settore legato all’economia circolare: tante scienziate, ricercatrici, imprenditrici e italiane sono proprio impegnate a favorire lo sviluppo dell’economia circolare fatta di – non è strano a dirsi – collaborazione in primis e minor impatto ambientale. Perché l’economia circolare prevede, attraverso l’uso di scarti di produzione, la creazione di nuovi prodotti, soluzioni, eccipienti e per far ciò le imprese collaborano tra di loro.
È il caso di aziende agricole che, per esempio, mettono a disposizione di laboratori gli scarti di frutta, verdura e da queste nascono i principi di nuovi cosmetici.
Un bel progetto tutto femminile è per esempio quello di Arterra Bioscience che sta lavorando al progetto InnCoCells, finanziato dal programma Ue Horizon 2020 con 7,9 milioni di euro, che coinvolge 12 Paesi e 17 partner dove piante alimentari come zenzero e basilico, ma anche scarti agricoli e cellule vegetali per realizzare di cosmetici sicuri, sostenibili e con effetti scientificamente provati, senza ricorrere alla sperimentazione animale.
Arterra è proprio un bell’esempio di impresa femminile. A Gabriella Colucci si deve la fondazione a Napoli nel 2004 e la gestione di questa azienda quotata in Borsa su Aim Italia. Tra i clienti di questa azienda le major che si occupano di cosmetica.
Interessante anche il caso di Conceria Nuvolari, Pmi innovativa che si occupa di conceria ed è guidata da Sara Santori che ha spinto il suo team nella ricerca delle migliori soluzioni per creare pelle Green per i calzaturifici di tutto il mondo.
Ed ecco che i risultati non si sono fatti attendere: con i nuovi sistemi di concia Nature-L e Graphene Leather dallo stabilimento di Monte Urano, in provincia di Fermo, escono pelli lavorate con un bassissimo tenore di metalli pesanti e senza l’impiego di cromo esavalente.
“Stiamo continuando a fare ricerca – spiega la Santori – investendo nel perfezionamento della concia metal free biodegradabile. E nello stesso tempo abbiamo intrapreso una serie di azioni di governance che comprendono anche la valutazione e gestione delle emissioni di gas a effetto serra connesse con l’esercizio aziendale.
A seguito dello studio di Lca (Life Cycle Assessment) condotto dal Politecnico di Milano sui prodotti metal free biodegradabili della linea Nature-L, dopo aver calcolato la quantità di CO2 emessa per ogni metro quadrato di pelle realizzata nel 2020, abbiamo provveduto a neutralizzarne l’impatto ambientale tramite l’installazione di impianti eolici e con la forestazione, secondo un progetto di carbon offset internazionale portato avanti con l’azienda Rete Clima“.
Solo due esempi, ma lampanti, di donne imprenditrici italiane che hanno a che fare con tutte le possibili declinazioni della Sostenibilità. Esempi, ma anche ottimi stimoli per procedere con fiducia.