26 Aprile 2024
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detriti da costruzione

Detriti da costruzione: l’importante è gestirli al meglio

In epoca di economia circolare i detriti sono alla base di nuove soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale, che potrebbero dare vita alle nuove città circolari. Ma vanno gestiti al meglio

Tempo di lettura: 2 minuti

Più del 70% dei rifiuti inerti deriva dalle piccole ristrutturazioni. A rilasciare questo dato è l’Anpar, Associazione nazionale produttori aggregati riciclati, che assicura che “il settore produttivo del riciclo di rifiuti, specialmente in Italia, ha raggiunto capacità importanti di recupero. Anche di detriti e inerti“.

Un doppio valore, perché in epoca di economia circolare i detriti sono alla base di nuove soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale.

La stessa cosa vale per il riciclo delle pavimentazioni stradali. Secondo i dati presentati da Siteb (Associazione strade italiane e bitumi) nel 2020 il recupero di fresato dalle strade nel nostro Paese ha raggiunto il 30% su un totale di 35 milioni di tonnellate di conglomerato bituminoso previste per quest’anno.

Bisogna, quindi, solo accelerare sul corretto recupero di questi materiali.

Come Anpar sottolinea, le criticità tecniche in questo contesto sono causate dai cosiddetti materiali poliaccoppiati o compositi, in questo momento in cui si parla di agevolazioni fiscali per l’efficientamento energetico degli edifici (ecobonus) preoccupano, per esempio, i materiali che vengono utilizzati per l’isolamento termico delle pareti.

Infatti, se è possibile il riciclo di un laterizio per la produzione di aggregati riciclati, quando questo è stato riempito (insuflaggio) di materiale isolante, una volta arrivato a fine vita, non sarà più possibile separare la parte inerte da quella “insufflata”, se non con costi molto alti.

Quindi l’intera massa di rifiuto prodotto dovrà necessariamente trovare nella discarica la sua destinazione. Ma qui si innesca un’altra brutta abitudine: l’abbandono, spesso ai bordi delle strade o nei campi, del materiale di risulta da ristrutturazione.

Eppure, le norme tecniche per l’edilizia impongono a ogni inizio lavori che il titolare del progetto dichiari la quantità e la qualità dei rifiuti che saranno prodotti dall’attività che si avvierà e dove si intende conferire tali rifiuti.

Per la successiva chiusura amministrativa della pratica edilizia, bisognerà presentare certificato dell’avvenuto regolare conferimento dei rifiuti prodotti presso un impianto di recupero.

Viene così da pensare che molti interventi non seguano le procedure richieste o forse siano sottocosto: in questo modo l’impresa, anziché portarli nei luoghi di competenza, li scarica notte tempo.

Mancano i centri di recupero dei detriti? È ancora troppo oneroso per le piccole imprese comportarsi correttamente? Siamo a un passo da poter costruire città riciclabili. E per certi aspetti dipende anche da noi.

Pensiamo anche a questi aspetti quando affidiamo la ristrutturazione della nostra casa.