Anche il cotone può avere il suo bell’impatto ambientale: la produzione di questo tessuto ha, infatti, pesanti consumi d’acqua e possibili risvolti negativi in termini di biodiversità.
Una delle soluzioni più efficaci per renderlo più Green è quella di avvicinarlo ai luoghi in cui i prodotti verranno effettivamente utilizzati, così da diminuire le distanze dei trasporti e poter controllare al meglio le condizioni di realizzazione.
Anche il cotone non fa eccezione, e si moltiplicano i casi di aziende italiane che hanno ripreso a coltivare questa fibra nel nostro paese.
Santiva, un’azienda agricola di Pollina, in provincia di Palermo, ha riscoperto e ripreso tecniche colturali che venivano usate fino agli anni Cinquanta. Queste pratiche, che fanno a meno di fertilizzanti e pesticidi chimici e sfruttano piccoli bacini per l’irrigazione delle piante nei mesi più caldi, migliorano la salute del suolo e della biodiversità riducendo al contempo i consumi di acqua.
In più, Santiva è riuscita a coinvolgere nel progetto diversi giovani agricoltori, creando un’opportunità di crescita per l’economia locale. Le scelte dell’azienda di Pollina sono state premiate da Ovs, marchio leader in Italia nell’abbigliamento donna, uomo, bambino, che l’ha scelta come partner nell’ambito di un’iniziativa che punta alla produzione interamente nazionale di un filato di altissima qualità.
La collaborazione ha mosso i primi passi concreti lo scorso 22 aprile, quando, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, sono state seminate le piante di cotone comprate da Ovs (gruppo Coin).
La raccolta è prevista entro novembre di quest’anno, rigorosamente a mano per preservare la qualità delle fibre e ridurre al massimo gli impatti della filiera. Il cotone sarà utilizzato per la produzione di circa 30.000 capi, e se questa prima sperimentazione darà risultati positivi, Ovs non esclude un aumento significativo dei volumi produttivi.
Oltre alla rilocalizzazione delle produzioni, un’altra strategia a cui le aziende guardano con interesse crescente è quella della circolarità. Va in questo senso l’iniziativa che vede protagonisti Otb, gruppo intenzionale della moda e del lusso, il brand Diesel e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido), e che mira a realizzare un business circolare a emissioni ridotte in Tunisia, Paese che produce oltre 30.000 tonnellate di rifiuti tessili di cui solo la metà viene riciclato.
Gli obiettivi del progetto, che impegnerà Diesel e i suoi partner tunisini, sono la creazione di un circolo virtuoso delle rimanenze derivanti dal taglio dei tessuti, il rafforzamento di pratiche di waste management all’interno dei processi produttivi, il miglioramento della differenziazione delle diverse categorie di rimanenze e l’avvio di un processo pilota di riciclo meccanico dei tessuti di scarto composti al 100% cotone o a prevalenza di cotone.
Gli scarti di qualità verranno utilizzati per creare nuovi capi, mentre i rimanenti potranno essere impiegati da altri utilizzatori finali.
Questo modello di business innovativo consente sia di mantenere elevato il valore della materia prima lungo tutta la filiera locale, sia di contribuire all’adozione di un approccio circolare da parte dell’intero sistema, che vada a ridurre la dipendenza dalle risorse vergini e valorizzi gli scarti, rendendoli nuovamente materia prima da valorizzare.