Che gli italiani amino gli animali è fuor di dubbio: soprattutto se si parla di animali domestici. I dati parlano chiaro: Assalco-Zoomark calcola che siano oltre 60 milioni gli animali da compagnia che vivono nelle nostre case.
E con i lockdown ci sono stati anche degli scatti in avanti. In Italia, sono stati 3,5 milioni i cittadini che hanno comprato un pet durante o appena dopo il lockdown primaverile.
Anche sul fronte delle adozioni, nel 2020 si è registrato un incremento importante del 15 percento, come sottolinea Enpa in una nota dello scorso gennaio: ovvero 8.100 cani e 9.500 gatti che hanno trovato casa, per un totale di 17.600 animali domestici adottati.
E il giro d’affari di questo segmento di mercato si attesta sui 2.078 milioni di euro, con una crescita su base annua del 2,8 percento. Secondo Fediaf, la European Pet Food Industry Federation, gli animali d’affezione nell’Ue sono più di 200 milioni.
Ma quando si esce dalle proprie quattro mura che succede? La prima sensazione sembrerebbe che cada a molti, anche se sicuramente non a tutti, l’empatia nei confronti degli animali. Lo rivendica anche il Wwf.
E gli incendi di questa estate sono stati una riprova: con la fauna selvatica che è stata messa in grave pericolo. Eppure, la notizia è passata molto inosservata.
Cambiamenti climatici che mettono a prova la vita degli animali cui si aggiungono abitudini culturali sono deleterie: lo abbiamo notato con la mattanza dei delfini avvenuta in Danimarca.
1.458, compresi cuccioli e femmine incinte, è la tragica somma dei delfini uccisi nel fine settimana del tradizionale Grindadrap nelle isole Faroe. Un numero incredibile che mai si era raggiunto prima afferma il Wwf.
Gli animali vengono barbaramente sgozzati con arpioni, coltelli e persino trapani elettrici. Per questo proprio il Wwf invita a firmare un appello per portare all’attenzione del governi del mondo una mattanza che non ha proprio più senso (semmai l’abbia mai avuta in passato).
Potete firmare la petizione online… Intanto, anche in Italia gli animalisti sono scesi in campo perché non succeda più che i cani muoiano durante gli incendi estivi.
Questo si deve al fatto che molti sono legati in appezzamenti per fare la guardia. Questa estate in Sardegna è stato un massacro. Così, diverse associazioni, tra cui Save the Dogs, Green Impact e Animal Law Italia stanno chiedendo al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas di emettere un’Ordinanza Regionale Straordinaria che – sul modello delle leggi della Campania e dell’Umbria – introduca il divieto di detenzione di cani a catena senza permettere, quindi, differenze normative tra Comune e Comune.
Tutti i cani della Regione, tutti i cani del nostro Paese, hanno gli stessi diritti di tutela e nessuno deve essere abbandonato al pericolo o lasciato prigioniero di una catena o di una corda.