Siamo i primi a non prendere più da tempo un aereo: per lavoro anziché spostarci ci si vede online quanto alle prossime vacanze, chissà quando questo virus ci darà tregua.
Nel frattempo gli aeroporti sono spaventosamente vuoti. Quelli italiani, dopo un timida ripresa estiva hanno registrato tassi pari a quelli del 1995. A settembre hanno volato soltanto 6 milioni di italiani, il 69,7% in meno rispetto al 2019.
In particolare, il dato relativo ai voli Extra Ue è il più significativo: un -91% riconducibile soprattutto alle quarantene e alle restrizioni imposte dai singoli Stati ai viaggi aerei.
Da una parte spaventa il crollo economico e la crisi legata ai posti di lavoro di questo settore. Dall’altra potrebbe essere venuto il momento per ragionare su come trasformare il comparto in un sistema sostenibile, in primis dal punto di vista ambientale.
Un progetto europeo Horizon 2020 di cui l’Università di Parma è partner ci sta mettendo testa e fondi per iniziare a fare un test di trasformazione sull’hub di Copenhagen.
I partner italiani sono il Cidea dell’Università di Parma e Aeroporti di Roma con l’Aeroporto di Fiumicino. La durata del progetto è di quattro anni e i fondi a disposizione per la sua realizzazione ammontano a 12 milioni di euro.
Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di tecnologie per la decarbonizzazione dell’aviazione operando su due linee di intervento:
- la creazione di infrastrutture per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di combustibili sostenibili (quali biocombustibili ed elettrocombustibili) per l’aviazione
- l’applicazione del paradigma della smart energy all’aeroporto, cioè di soluzioni digitali per la gestione dell’energia in un sistema energetico integrato nel quale operano tecnologie innovative di conversione e accumulo
Ma aspettando che la tecnologia dia i suoi buoni frutti, secondo Greenpeace ci sarebbe da fare anche un’altra scelta, ovvero “avere il coraggio di eliminare i voli a corto raggio“.
Sicuramente in questo momento vanno bloccati i voli fantasmi. Incredibile ma vero le compagnie aeree per non perdere il diritto di rotta fanno viaggiare aerei vuoti.
Il tema è finito anche sul tavolo della presidente della commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo, Karima Delli (Verdi/Efa).
In base alle regole attuali (regolamento UE sulle bande orarie negli aeroporti (CEE 95/93)), le bande orarie (slot) per il decollo e l’atterraggio degli aeromobili sono assegnate nell’UE da coordinatori indipendenti, per le stagioni di programmazione estiva o invernale.
Se un vettore aereo ha utilizzato le bande orarie per almeno l’80% del tempo durante una determinata stagione, le conserva anche per la stagione corrispondente successiva (questa convenzione è denominata “bande orarie storiche”, “diritti acquisiti” o “regola 80-20”).
In caso contrario, le bande orarie rientrano nel pool per la riassegnazione. Di conseguenza, gli slot sottoutilizzati dai vettori aerei vengono riassegnati (la cosiddetta regola “use it or lose it”). Un’assurdità che inquina senza senso.